Unimamme, oggi vi raccontiamo la storia di una mamma che ha combattuto con tutte le armi che aveva per aiutare suo figlio.
Deryn era un quattordicenne molto malato che stava trascorrendo ciò che gli rimaneva da vivere in un hospice (una struttura per malati terminali e senza speranza), dopo 4 anni di feroce lotta contro il cancro.
Dopo 70 giorni dal trapianto di midollo osseo, che era risultato inefficace, avevano tutti perso le speranze e il ragazzo giaceva nell’hospicce sotto morfina, pieno di dolori e privo di capelli.
La mamma Callie ricorda che i medici avevano detto che ormai non c’era più niente da fare.
Vista la situazione disperata i genitori del ragazzo decisero di dargli un po’ di cannabis per alleviargli dolore e ansia.
Seguendo delle istruzioni online prepararono un olio da somministrare in piccole dosi a Deryn.
Non solo la cannabis aiutò i dolori del ragazzino, ma a poco a poco le condizioni di Deryn migliorarono e adesso è un diciassettenne in salute che studia per diventare chef e ha una fidanzata.
“Non voglio sostenere che la cannabis possa curare il cancro o sia un farmaco miracoloso, ma ha aiutato mio figlio, quindi dovremmo chiederci, potrebbe aiutare altre persone?” si chiede mamma Callie.
Secondo lei bisognerebbe fare più ricerca al riguardo “naturalmente è illegale ed ero terrorizzata che qualcuno lo scoprisse e potesse impedirmi di vedere mio figlio morente o che potessi perderlo a causa dei servizi sociali. Ma dovevo provare e ha funzionato“.
Deryn aveva cominciato a sentirsi male anni prima: un giorno ha cominciato a lamentarsi che ciò che mangiava avesse un sapore metallico e che sentisse qualcosa cadergli dentro mentre era steso.
Le prime analisi hanno spinto i genitori a correre in ospedale.
“Ho visto entrare 4 dottori e ho capito che c’erano brutte notizie. Si sono seduti e ci hanno detto che non c’era modo di annunciarlo ma Deryn aveva la leucemia”.
Callie ricorda di essere scoppiata a piangere mentre il marito era sconvolto e il figlio ha chiesto cosa fosse la leucemia.
La madre gli ha spiegato che era un cancro del sangue e si è promessa di essere sempre sincera con lui perché il figlio aveva una forma lieve di autismo e necessitava di sapere le cose in modo secco.
Purtroppo il ragazzo aveva una delle forme più aggressive di leucemia quindi ha iniziato subito la chemioterapia e così dopo un po’ è tornato a casa.
Nel 2012 ha avuto una ricaduta, la gola ha cominciato a fargli male.
“Ha detto che sentiva qualcosa di croccante in gola e ho pensato che fosse un secondo cancro” ha riferito la donna al Mirror.
Rimuovendo le tonsille si è scoperto che c’era nuovamente il cancro. Deryn ha affrontato la chemioterapia e una brutale operazione, ma il problema proveniva dal midollo osseo.
Così il ragazzino ha affrontato due trapianti, che però sono andati male.
“Al 46° giorno dal trapianto il midollo spinale non funzionava. Ne abbiamo parlato con il personale e sono stati tutti d’accordo sul fatto che avrebbero cessato le cure e saremmo andati all’hospice”
Una volta cessata la somministrazione degli antibiotici, senza più il sistema immunitario a proteggerlo, Deryn sarebbe potuto morire per qualsiasi infezione.
I genitori lo hanno poi attaccato a una macchina, sapendo che una volta staccato sarebbe finita.
“Ho chiesto al dottore “di quanto tempo parliamo una volta staccato?“ e lui ha risposto: “3 giorni. Una settimana al massimo“.
“Avevamo avuto diversi anni per prepararci e sebbene la realtà era che avrei perso mio figlio, il mio primogenito, ed era orribile, ci eravamo abituati. Non c’era niente che potessimo fare e nessun ammontare di urla e grida l’avrebbe impedito”.
“Ormai era molto malato, non mangiava davvero da mesi, la sua bocca era piena di vesciche, non poteva inghiottire, il suo corpo era pieno di piaghe, aveva anche una mano infettata”.
Deryn ha raccontato di aver fatto dei sogni sulla sua morte, descrivendola come bella e pacifica. “Lui non era spaventato”.
La settimana dopo aver cominciato il trattamento con la cannabis i genitori si sono accorti che la mano era guarita.
“Sapevo che non poteva produrre nuove cellule senza midollo osseo, voleva dire che stava guarendo, i dottori si sono precipitato e gli hanno fatto dei test scoprendo che il conteggio del sangue stava migliorando“.
Suo figlio non stava più morendo. Nelle settimane successive Callie ha continuato a somministrare cannabis al figlio, sempre di nascosto.
Callie ha poi scritto un libro sulla sua esperienza: The boy in 7 billion.
Molte persone l’hanno contattata per conoscere la sua storia. “Sentivo di avere il dovere di raccontare la verità. E non credo fosse un miracolo”.
“Credo che le cose accadano per una ragione e ora penso che magari la ragione di tutto questo è quella di raccontare la storia di Deryn. Magari potrei avviare una conversazione più ampia sui trattamenti per il cancro e aiutare gli altri. Allora sì, questo sarà accaduto per una buona ragione”.
Unimamme, voi cosa ne pensate di questa incredibile storia?
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