Un nuovo studio ha voluto dimostrare che è meglio parlare di “difficoltà di apprendimento della matematica” (MLD) piuttosto di discalculia e lo fa creando delle sottocategorie.
La professoressa Anna Baccaglini-Frank, docente di didattica della matematica a Pisa, coautrice di un recente e importante studio insieme a Giannis Karagiannakis ha elaborato un test che mostra come le difficoltà matematiche che vengono spesso associate alla diagnosi di discalculia possano essere compensate da altre abilità.
Nel loro test i quiz sono stati raggruppati in base a specifiche attività coinvolte, suddivise in 4 ambiti:
I quesiti sono stati somministrati a 165 bimbi degli ultimi due anni della scuola elementare in Grecia (la nostra 5° elementare e I media).
Nello studio pubblicato su NCBI è evidenziato che due bambini entrambi risultati “positivi” al test della discalculia e con un punteggio uguale avevano ad esempio profili di disabilità e abilità speculari:
“Invece di effettuare una diagnosi grossolana di discalculia abbiamo elaborato profili più dettagliati per immaginare interventi mirati a ciascun soggetto, progettando attività matematiche per puntando sulle abilità forti per potenziare quelle più deboli.” ha dichiarato la Frank su Il Corriere.
Purtroppo a scuola, indicare un bimbo come discalculico significa dispensarlo da alcuni esercizi, fargli usare la calcolatrice, ecc… con questo nuovo approccio olistico invece si potrebbe intervenire sulle difficoltà di apprendimento, anche gravi, scommettendo sulle risorse di ogni bambino.
In futuro le attività didattiche degli insegnanti potrebbero adattarsi sulle esigenze di ogni alunno. Grazie al test infatti sarà possibile identificare i profili degli studenti e intervenire prontamente, partendo dai punti di forza e compensando quelli di debolezza, motivandoli e non il contrario, diagnosticare un problema sottolineando solo i punti di debolezza.
Unimamme, voi che ne pensate?
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