Non c’è niente di più bello che aspettare un bambino e alla fine vedere i suoi occhietti che si spalancano sul mondo. Ecco perché si vorrebbe sempre che fossero al sicuro, a partire da quando nasce. Sembrerebbe però che già in ospedale ci possa essere qualcosa che possa mettere in pericolo la sua salute.
Report, il programma d’inchiesta di Rai 3, ha infatti dedicato una puntata al fenomeno dei biberon degli ospedali. “Biberon a tutto gas” parla infatti del gas sterilizzatore che viene utilizzato per uccidere tutti i germi di biberon e tettarelle che si trovano nelle strutture sanitarie: l’ossido di etilene.
Il problema è che dal 2007 l’Unione Europea ha vietato l’uso di questo gas per sterilizzare contenitori che vengono a contatto con gli alimenti, perché secondo l’Oms – l’Organizzazione Mondiale della Sanità – si tratterebbe di un gas cancerogeno. Già nel 2011 in Francia hanno vietato l’uso di questo gas per sterilizzare i biberon e ne consentono l’uso solo per i prematuri e i neonati in terapia intensiva. Altrimenti si usano biberon non sterilizzati.
In Italia l’ossido di etilene si usa ancora, anche se gli accorgimenti sembrerebbero essere molteplici.
Guido Moro, neonatologo e presidente della banca del latte, dice: “Una volta che viene azionato e che quindi viene fatto il procedimento di sterilizzazione tramite il gas, poi si procede a un’areazione per eliminare tutti quelli che sono i residui del gas“. Purtroppo però alcune tettarelle prese in esame dalla trasmissione tv presentavano ancora traccia di ossido di etilene, nonostante la sterilizzazione fosse avvenuta più di un mese prima. Questi residui possono essere assorbiti dalla mucosa del neonato mentre prende il latte.
A fare uso di questi biberon e tettarelle – sterilizzati da aziende specifiche – sono alcuni prestigiosi ospedali come il Gaslini Genova o l’ospedale Alta Val d’Elsa, tutti specializzati nella cura del bambino: in generale il 95% dei reparti di neonatologia usa biberon e tettarelle resi sterili con questo metodo.
Come mai allora molti ospedali le acquistano? Secondo Primo Santi, del dipartimento farmaceutico dell’Ausl di Parma, vengono comprati perché le aziende le propongono come dispositivo medico: questo fa sì che ricadano in una normativa europea che prevede di utilizzare l’ossido di etilene come sterilizzante. La normativa viene applicata su dispositivi medici come siringhe, bisturi o altri ferri che possono essere sterilizzati con ossido di etilene: le ASL utilizzano la stessa normativa anche per i biberon.
A Milano invece esiste un’azienda che sterilizza i biberon con i raggi beta, che non lasciano residui cancerogeni sui biberon e sulle tettarelle. Il problema sono come al solito i costi: comprare una tettarella trattata con i raggi beta costa 50 centesimi invece dei 28 di quella trattata con l’ossido di etilene. Senza contare che questo tipo ti tettarella si può comprare in farmacia o su amazon.
Il Ministero della Salute ha risposto che prenderà atto dei dati forniti dall’inchiesta e che farà sapere.
E voi unimamme cosa ne pensate?
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