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Attualità

I bambini rifugiati che cadono in “coma”: traumatizzati smettono di vivere FOTO

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valeria bellagamba
Bambolotti in una casa per rifugiati in Svezia (David Ramos/Getty Images)

Il dramma dei bambini rifugiati è sotto il nostro sguardo tutti i giorni. I piccoli che scappano da guerre atroci portano negli occhi tutto l’orrore che non avrebbero mai dovuto vedere. Vengono trascinati in fughe disperate, per terra e per mare, in mezzo a mille pericoli, tra aguzzini e sfruttatori. Purtroppo, in molti casi non riescono ad arrivare alla fine del viaggio, troppo duro per loro.

I bambini rifugiati, vittime della guerra e dell’indifferenza, sono soggetti a forte stress e gravi traumi. Recentemente una strana sindrome ha colpito i bambini rifugiati in Svezia. Si chiama uppgivenhetssyndrom, sindrome della rassegnazione.

Bambini rifugiati e la sindrome della rassegnazione

Si manifesta con una forte apatia fino allo stato catatonico. I bambini e ragazzi rimangono immobili, incapaci di rispondere agli stimoli. Non parlano, non mangiano, non bevono. Perdono interesse alla vita. Possono rimanere così per giorni, mesi, anni. Vivono solo con il supporto alle funzioni vitali, come se stessero in coma.

Questi bambini non sono colpiti da una particolare patologia fisica. L‘origine di questa sindrome è di natura psicologica. Un trauma molto forte da mandarli in stato catatonico. Vanno a dormire e non si alzano più.

Questi casi hanno iniziato a manifestarsi in alcuni bambini russi e di etnia rom alla cui famiglia era stata negata la richiesta di asilo in Svezia. Bambini e ragazzi che avevano affrontato una durissima migrazione e che rischiavano una deportazione. La reazione al trauma di vedersi negato il diritto di asilo è stata la caduta in un sonno profondo, quasi irreale. Come certe principesse delle favole. In questo caso però non c’è la magia della favola, ma il dramma di tanti ragazzi e bambini in cerca di pace e tranquillità, di un posto dove andare a scuola e costruirsi un futuro. Bambini con gli stessi desideri i tutti i loro coetanei. Bambini rifugiati che scappano dalla morte.

La sindrome della rassegnazione colpisce soprattutto i bambini e ragazzi provenienti dall’Europa dell’Est, dai Paesi della ex Jugoslavia o dell’ex Unione Sovietica. Luoghi poverissimi, colpiti da gravi tensioni sociali o guerre civili. Luoghi senza pace.

I ragazzi cadono in questo stato comatoso quando le loro famiglie ricevono una risposta negativa alla domanda di asilo o al permesso di soggiorno. Un annuncio drammatico, che significa la deportazione. Tornare indietro nell’inferno da dove si è venuti. L’evento provoca in questi ragazzi uno shock tale da mandarli in stato catatonico. Diventano sempre più passivi e indifferenti, si lasciano andare, fino a non rispondere più agli stimoli.

A causa di queste situazioni particolari, molte famiglie a cui era stato negato il diritto di asilo se lo sono viste concedere dalle autorità. La motivazione del nuovo permesso stava nella necessità di proteggere i bambini e ragazzi, assicurare loro un ambiente sicuro per il recupero.

Si può essere portati a pensare che la reazione di questi ragazzi sia voluta. Una sorta di messa in scena, per quanto disperata e drammatica, per ottenere un permesso di soggiorno. Ma la situazione è più complicata. Quando vengono visitati dai medici questi bambini e ragazzi non rispondono agli stimoli, nemmeno quando vengono aperte loro le palpebre e puntate delle luci sugli occhi. Si tratta di una vera e propria condizione medica, anche se le funzioni vitali sono normali. Simile ad un letargo. E può colpire bambini perfettamente sani.

Questa terribile sindrome è stata raccontata in un articolo del New Yorker da Rachel Aviv: “The Trauma of Facing Deportation“, il trauma di dover affrontare la deportazione. Uscito lo scorso 3 aprile. Nell’articolo si racconta la storia di due bellissime ragazze, due adolescenti vittime della sindrome della rassegnazione.

Photograph by Magnus Wennman for The New Yorker

Le ragazze si chiamano Djeneta e Ibadeta, sono rom originarie del Kosovo. Dormono come Biancaneve colpita dall’incantesimo della strega cattiva. Sono in questo strano coma da ottobre 2015.

Quando alle famiglie di questi ragazzi viene concesso il diritto di asilo o permesso di soggiorno. La lettera di accettazione viene letta loro ad alta voce. I bambini iniziano a stare meglio, ma il recupero non è immediato. Segno che la condizione è seria.

Inoltre, anche quando questi bambini riprendono una vita normale hanno comunque perso mesi o anni di vita. Devono ripartire da capo, riprendere la scuola interrotta, ricostruirsi le amicizie. E’ dura la vita dei bambini rifugiati.

Al momento la sindrome della rassegnazione è una malattia di origine psicologica e sociale che ha colpito solo adolescenti e bambini rifugiati in Svezia. Ma non è da escludere che possa diffondersi anche altrove, come è capitato anni fa con l’anoressia.

Voi uninamme avete mai sentito parlare di questa strana sindrome? Che ne pensate?

Sui bambini rifugiati vi ricordiamo la recente legge approvata in Italia per proteggere i minori non accompagnati che arrivano nel nostro Paese.

VIDEO: la storia di una bambina rifugiata. Da Save The Childern

valeria bellagamba

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