Tutti i genitori vorrebbero che i loro figli fossero apprezzati e accettati dagli altri, la realtà ci indica invece che, nella maggior parte dei casi, ogni piccola “differenza” viene notata e guardata con sospetto.
L’autore Nathan Timmel ha ammesso, con grande vergogna, di aver partecipato, inavvertitamente, alla condivisione di una foto che prendeva in giro un bambino.
Come accade spesso sul social network di Mark Zuckerberg un conoscente ha condiviso un meme, nello specifico, una foto di un bambino con alcune parole impresse sopra. Vi era una battuta scorretta che l’ha fatto ridere. L’immagine era quella di un bambino con gli occhi sporgenti e un po’ più grandi della norma.
Timmel ha pensato che si trattasse di un fotomontaggio, così, senza pensarci, l’ha condiviso.
In poco tempo il meme è stato condiviso 50 volte e ha ricevuto più di 20 mila visioni.
Le persone ridevano e scrivevano commenti.
Solo successivamente Timmel, dopo aver ricevuto un messaggio da uno sconosciuto, Karyn, ha scoperto che il meme non era il frutto di un abile ritocco fotografico. Si trattava invece di Jameson, un tenero bimbo affetto dalla Sindrome di Pfeiffer.
La foto, si è poi scoperto, è stata presa dal profilo della famiglia, trasformata in un meme, e diffusa sui social network. Un crudele gioco che va avanti da più di un anno.
Ogni volta che la famiglia pensa di essersene finalmente sbarazzato, il meme viene diffuso di nuovo, così come è accaduto anche questa volta. Ogni volta, completi estranei deridono il loro adorato bambino che non ha fatto niente di male.
Ecco quindi come ha reagito dopo aver letto la storia di Jameson sul suo blog:
” ho cancellato la foto, ma questo non mi ha fatto passare dalla parte della giustizia o dell’innocente, devo ammettere le mie azioni.
C’era un indirizzo mail sul blog, quindi ho contattato la mamma di Jameson. Ho spiegato che ero la persona che aveva inavvertitamente riportato dolore nelle loro vite e che mi dispiaceva.
Non mi aspettavo una replica. Quando qualcuno ti fa molto male un “scusa” non basta. Ma non è trascorso molto tempo e ho ricevuto una e-mail. La mamma di Jameson è una persona che perdona più di quanto farebbero molti altri nella sua stessa situazione. Mi sentivo umile davanti alla sua gentilezza e grazia.
Lei ha detto qualcosa che mi ha dato fastidio. Mi è sembrato che scusarsi sia una rarità nel suo mondo, uno “scusa per aver condiviso” viene offerto raramente. Anzi, a volte le persone raddoppiamo il loro cattivo comportamento. Dopo aver preso in giro un bimbo perché diverso, diventano aggressivi e perseguitano la famiglia per non essere “stata allo scherzo”. Leggetelo di nuovo: dopo aver deriso un bambino disabile, le persone infastidiscono ancora di più la famiglia.
Leggere quelle parole mi ha fatto pensare che l’umanità sia destinata a una tragica fine. Ma, detto questo, quando pensi di aver chiuso con le persone, accade qualcosa di amorevole.
Karyn non è stata l’unica estranea a contattarmi. Ho ricevuto mezza dozzina di messaggi da mamme di bambini con la sindrome cranio facciale.
Mi stavano raggiungendo ed esprimendo sgomento per la mia originale condivisione del meme. Molte sono state più gentili di quanto possiate immaginare, specialmente una donna di nome Patty.
Mi ha inviato una foto della sua splendida bambina, discutendo la faccenda con candore e compassione e finendo con un commento: “mia figlia ha solo 8 anni, ma presto si impadronirà di uno Stato. Ne sta cercando uno mentre parliamo”.
Ho fatto l’unica cosa che potessi fare e le ho scritto: “fammi sapere quando lo trova, vivrò felice sotto le sue regole”.
Unimamme, voi cosa ne pensate del gesto di quest’uomo riportato sull’Huffington Post? A voi è mai capitato di condividere un’immagine su Facebook per poi scoprire che si trattava di qualcosa di offensivo?
Cosa fareste se foste voi o vostro figlio a essere oggetto di scherno?
Vi lasciamo con il messaggio della mamma di Jameson, pubblicato tempo fa, a proposito dei meme che circolano sul figlio.
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