Tutte le gravidanze sono a rischio, anche quelle fisiologiche: il parto è un evento di per sé imprevedibile, senza che si possa controllare.
L’ostetrica e il ginecologo possono aiutare la mamma a controllare il dolore, a respirare meglio, a non essere spaventata. Eppure pare che ci sia un tempo considerato il peggiore per nascere, almeno secondo quanto dicono gli esperti.
Ci sono in realtà numerosi studi su questo argomento e una serie di risultati, ma adesso gli scienziati dell’Università del Texas hanno dato origine ad una nuova teoria.
Secondo la ricerca il numero di ore che l’ostetrica ha trascorso al lavoro prima di un parto non programmato infatti influirebbe significativamente sui rischi per mamma e bambino.
Quando un dottore entra nella nona ora di un turno di 12 ore, i ricercatori hanno scoperto che è aumenta il rischio:
Il dottor James Scott, professore associato di statistica dice: “Ci sono molti studi sul tempo del parto, ma nessuno che abbia considerato il prima, quanto siano affaticati i medici“.
“Abbiamo trovato un picco tra l’ottava e la decima ora dopo aver iniziato il turno quando, in relazione alle linea di base, il rischio di perdita di sangue cresce del 30% e il ph delle arterie, un indicatore per la sofferenza fetale, è ritenuto scendere sotto il 7.1, mentre la norma sarebbe quella tra il 7.3 e il 7.4“.
Il team di scienziati ha identificato quanto la fatica possa contribuire a non cogliere i segnali di sofferenza fetale, che invece potrebbero essere colti se il dottore fosse vigile e meno stanco.
I ricercatori hanno notato che non ci sono differenze tra:
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