Certamente mi capita di pensare a quando Paola e Vittoria saranno adolescenti. Si tratterà di un’adolescenza diversa dalla mia, un po’ perché io a 14 anni anni ero ancora una bambina ingenua, un po’ perché ci sono le nuove tecnologie che imperversano nelle nostre vite e che determinano i rapporti.
La cosa che mi preoccupa di più è il fatto che ad un certo punto un riuscirò più a comprenderle, che non mi parleranno, che non riusciremo ad avere un dialogo e delle confidenze. Io e mia madre non abbiamo un rapporto di questo tipo: per lei l’amore si dimostra con la praticità, non con i gesti d’affetto. Le voglio bene, ovviamente, ma ho sempre pensato che quando sarei diventata madre avrei fatto in modo di essere più complice delle mie bambine.
Ecco perché mi ha colpito la lettera di una ragazza, Daniela, che a qualche mese dalla maggiore età ha scritto una lettera pubblicata su Repubblica in cui rimprovera gli adulti – genitori compresi – di non ascoltare i giovani d’oggi e lei stessa.
Daniela dice che nessuno o quasi si degna di chiedere ai giovani come stanno davvero: “Quanti genitori, quanti adulti, si preoccupano di chiedere a noi giovani come ci sentiamo? Quante madri sono confidenti delle proprie figlie? Quanti padri sono amici dei propri ragazzi?”.
La ragazza dice che secondo lei i rapporti sono fatti di regole, ma non di ascolto vero su quali sono le emozioni che provano le giovani generazioni, anche la scuola ormai è basata sulla performance, dove tutto è finalizzato ai voti, non a quello che veramente si studia: “Se avessi la possibilità di parlare con tutti gli adulti che conosco domanderei loro se hanno idea di quale sia stata, fino a questo punto della mia ingenua vita, la delusione più grande che abbia ricevuto. E ancora, chiederei se sanno quale sia stato il momento più felice che ho vissuto negli ultimi mesi”.
E il pensiero va alla madre e al padre che , come migliaia di famiglie, sono focalizzati sui voti a scuola, su come è andata la giornata, non su quello che i figli provano veramente: “Avrei tanto desiderato avere qualcuno a cui raccontare di me, dei miei pensieri, dei miei problemi, delle mie relazioni con le persone“.
In quanti possono dire di avere un rapporto profondo con i propri genitori, o con gli adulti in generale? In quanti possono vantare di potersi confrontare con persone più grandi che rispettano e si interessano a ciò che succede nella vita dei giovani? Forse siamo un po’ tutti degli analfabeti sentimentali.
E voi unimamme cosa ne pensate?
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