Per tante storie di solidarietà purtroppo ne arrivano alcune che destano qualche perplessità. Io penso sempre che non si debba mai dare nulla per scontato: la famiglia, la serenità, la salute. Per questo bisogna vivere intensamente, perché sono preziosi e non si deve dimenticarlo. Purtroppo però sempre più spesso si guarda al proprio “orticello”, a se stessi e non si riesce a compiere del bene agli altri, chiusi nella propria condizione che – sempre – pare essere l’unica possibile.
La storia arriva dalle Marche e la racconta un papà alla rubrica del giornalista Aldo Cazzullo “Lo dico al Corriere”. Il genitore scrive che in classe di suo figlio, in seconda media, si è ammalato un compagno di classe. La malattia è una di quelle gravi che sconvolge ovviamente gli equilibri di tutti, famiglia compresa.
“Abbiamo proposto di versare 20 euro a famiglia. Si è scatenato il finimondo. Tra chi voleva dare solo 5 euro e chi non ha neanche risposto, si è visto e sentito di tutto. Una mamma ha obiettato che «Cose brutte ne succedono a tutti, tutti i giorni, quindi che si fa?”.
Purtroppo è vero. Di cose brutte nel mondo ne accadono sempre. Ma in questo caso non si tratta “del mondo” generico, ma di un compagno di classe di tuo figlio, un bambino che non ha nessuna colpa se non quella di essere stato sfortunato. Senza dimenticare che può succedere a tutti, nessuno – purtroppo – è immune dal dolore e dalla malattia.
La risposta di quella madre è triste, e fa salire rabbia.
“ecco come facciamo tutti i giorni a fregarcene di tutto e di tutti” scrive questo papà.
A volte ci si riempie la bocca di parole come “solidarietà“, “aiuto”, “condivisione”. Purtroppo in storie come questa ci si accorge che si tratta solo di intenzioni e nulla più. E quel che è peggio è che i nostri figli copieranno e impareranno quello che stiamo facendo noi oggi. E forse non si troveranno un bell’esempio davanti.
E voi unimamme cosa ne pensate?
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