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Attualità

Donna compra una neonata, ma la restituisce perché non le piace più

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Valentina Colmi

Una storia davvero triste e scritta da un pessimo autore se si trattasse di un romanzo. Arriva dalla provincia di Roma e i protagonisti sono due donne, un uomo e una neonata.

Si finge incinta, ma poi restituisce la bambina

Una donna di trentacinque anni, Francesca Zorzo, già madre di un altro bambino, aveva infatti finto con tutti: amici, parenti, famigliari. Aveva comprato una pancia finta on line e fatto finta di essere incinta attendendo che la donna con cui si era messa d’accordo –   Nicoleta Tanase, 25 anni, rumena – partorisse.  Il marocchino Joussef Berrazzuk, 48 anni,  ha fatto da intermediario tra le due donne, per un totale di 20mila euro.

Una volta nata la bambina la Zorzo aveva prima tentato di registrare la bambina al comune di Latina dicendo che era stata partorita in casa, ma poi era sparita. Accorgendosi che la piccola era mulatta dopo tre giorni l’ha restituita alla madre naturale, la quale l’aveva poi data alle cure del padre, un rifugiato del Mali che vive a Tor Vergata assieme ad altri 4 profughi. L’uomo – che lavora come mediatore culturale per una cooperativa di Roma – pur non potendo riconoscere la figlia, se n’è preso cura, tanto che quando gli inquirenti sono arrivati a lui la piccola era in buonissime condizioni di salute.

Dalle indagini è emerso che la piccola era nata a inizio febbraio in un ospedale di Nettuno e che la madre, dopo averla abbandonata, era ritornata a chiederla. Ora è affidata ad una casa famiglia. Sono così finiti ai domiciliari la compratrice Francesca Zorzo, 35 anni, la mamma naturale e l’intermediario. Rischiano fino a 15 anni per tentata alterazione dello stato civile e violazioni penali nell’ambito dell’affidamento dei minori.  Estranei sia il papà naturale della piccola sia il compagno della Zorzo, detenuto in carcere per droga.

Gli elementi sono scaturiti seguendo un filo di Arianna in cui è stato fondamentale sia il ruolo dell’impiegato dell’anagrafe, sia quello del personale dell’ospedale di Nettuno. Senza di loro sarebbe stato difficile risalire ai protagonisti di una storia che sembra un romanzo, ma è drammaticamente vera” ha detto il capo della Squadra Mobile al Corriere.

Valentina Colmi

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