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Bambino figlio di contadini immigrati realizza il suo sogno “spaziale” (FOTO)

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Maria Sole Bosaia

Compito dei genitori è quello di incoraggiare i figli, sostenerli nelle loro ambizioni e sogni, trasmettendo loro il valore di impegno e perseveranza e la storia che stiamo per raccontarvi possiede tutti questi preziosi elementi.

La storia di un astronauta della Nasa davvero speciale: la forza dei sogni

José M. Hernández è un figlio di un immigrato messicano che faceva il raccoglitore nelle fattorie. Quando aveva solo 10 anni, il piccolo José ha seguito l’allunaggio dell’Apollo 17 e la passeggiata di Gene Cernan, l’ultimo uomo a camminare sulla Luna.

Quella sera José ha capito che il suo sogno era di diventare un astronauta e ha deciso di condividere la sua ambizione con il padre.

Non appena gliel’ho comunicato mi ha fatto sedere presso il tavolo della cucina, insieme a lui, e mi ha detto: “hai presente la stessa etica che ci metti nel raccogliere cetrioli, pomodori, ciliege nei fine settimana e sette giorni su sette durante l’estate” Io ho risposto: sì. “Metti quella stessa etica del lavoro lì” ha risposto lui, puntando verso i libri “e dopo che ti sarai laureato nel lavoro, dai sempre di più di ciò che si aspettano da te e ti garantisco che diventerai un’astronauta””.

In questo modo il padre di José gli aveva consegnato la ricetta per il successo, ma non sarebbe stato facile.

Lui e la sua famiglia si spostavano frequentemente tra Messico e Stati Uniti, lavorando come agricoltori stagionali e questo non giovava agli studi dei figli. “Se puoi camminare puoi anche raccogliere” gli ripeteva il padre.

A causa delle costanti interruzioni José M. Hernández ha imparato a parlare fluentemente inglese a 12 anni.

La famiglia conduceva una vita dura, ma i genitori di José credevano profondamente nell’istruzione e lo incoraggiavano costantemente a impegnarsi.

Mentre raccoglievano i prodotti nei campi il padre era solito dirgli: “ora stai vivendo nel futuro. Non ti forzerò ad andare a scuola o ad avere bei voti, ma se non studi questo sarà il tuo futuro”.

Grazie all’intervento di un insegnante che aveva preso particolarmente a cuore la situazione di José alla fine i suoi genitori si sono persuasi a stabilirsi in California.

Nel frattempo, nel 1986 Franklin Ramón Chang-Diaz divenne il primo astronauta latino americano, dando nuova linfa ai sogni di José.

Il protagonista della nostra storia ha proseguito gli studi conseguendo una laurea in ingegneria elettrica e computer presso l’Università della California continuando a perseguire il solo di volare nello spazio.

Ha partecipato a diversi progetti scientifici e spaziali e ha fatto domanda per entrare alla NASA ben 11 volte.

Al sesto rifiuto ha cominciato a chiedersi cosa avessero in più gli astronauti selezionati di lui e così José ha preso lezioni di volo, diventando pilota.

Sua moglie ha avuto un ruolo fondamentale nel sostenerlo, proprio al sesto rigetto José ha avuto un momento di sconforto e stava quasi per mollare quando lei gli ha detto, come si legge su CNN Money: “lascia che sia la Nasa a squalificarti, non squalificarti tu stesso”.

Infine si è trasferito persino in Siberia, dopo aver imparato il russo, dove americani e russi aveva intenzione di costruire una stazione di lancio.

Lì si è verificata la svolta e, finalmente, nel 2004, José M. Hernández è entrato a far parte della 19° classe di astronauti.

E’ stato come vincere la lotteria perché è qualcosa davvero difficile da realizzare. Ci sono più di 18 mila persone che hanno i requisiti minimi e da quelli…da 12 a 15 vengono selezionati. Ecco perché mi ci sono voluti 12 anni per farcela

Dopo altri 4 anni di preparazione José è andato nello spazio come ingegnere di volo realizzando il suo sogno e portando a casa una lezione importante sui confini che dividono le persone.

“Stavano sorvolando il Nord America e si potevano distinguere il Canada, gli Stati Uniti, il Messico, ma ciò che mi ha colpito è stata la bellezza di non poter distinguere dove finisse il Canada e iniziassero gli Usa o dove finissero gli Stati Uniti e iniziasse il Messico. Devo giungere alla conclusione che i confini sono un concetto introdotto dagli uomini” ha dichiarato sull‘Huffington Post.

Nel 2005 l’astronauta ha fondato l’organizzazione no profit Reaching for the Stars che aiuta i giovani a inseguire i loro sogni in campo scientifico, tecnologico e ingegneristico, ricordando loro l’importanza dello studio. 

Tutto è possibile nella vita se sei disposto a lavorare duramente, e a non arrenderti

Unimamme, voi cosa ne pensate di questa bellissima storia che ci insegna a credere nei sogni, per quanto smisurati e apparentemente impossibili possano essere?

Vi lasciamo con la storia di un bimbo di 5 anni che ha realizzato il suo sogno.

 

Maria Sole Bosaia

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