Un tempo i bambini giocavano all’aria aperta e avevano molta coordinazione motoria. Giochi come “Campana” o il salto della corda o ancora il pallone permettevano di sviluppare delle capacità che permettevano ai loro corpi di compiere degli esercizi basilari, come la capriola. Anche oggi è così? Non proprio, anzi: si tratta di un vero e proprio allarme.
“In prima media — dice al Corriere della Sera Sergio Dugnani, docente di Scienze del Movimento all’Università di Milano — due ragazzi su tre non sanno eseguire una capovolta in avanti: si bloccano, contorcono, accasciano su un fianco. Un tempo la capovolta si apprendeva in maniera naturale giocando, tra i 6 e gli 8 anni, dopo aver imparato a rotolare e strisciare. Doverla insegnare a ragazzi di 11-12 anni che pesano già 40 chili significa recuperare un ritardo“.
Anche Annalisa Zapelloni, storica insegnante di educazione fisica, sostiene che la scomparsa del gioco di strada ha provocato danni inimmaginabili: “Chi non si è mai arrampicato su un albero o su un muro non ha forza nelle braccia e nelle gambe ed è privo del senso dell’equilibrio. Vedo ragazzini in difficoltà se chiedi loro di saltare a piedi pari una riga disegnata sul pavimento. Non sono disabili: semplicemente non l’hanno mai fatto”.
Andando avanti di questo passo entro il 2020 – cioè tra 3 anni – bambini e adolescenti italiani raggiungeranno il grado zero della capacità motoria. Questo significa che anche compiere delle azioni più semplici come correre, andare in bicicletta, persino camminare diventeranno difficili perché le ossa non sono mineralizzate e per questo molti adolescenti appena si alzano in piedi devono sedersi quasi subito: sono stanchi come degli anziani.
All’Istituto Tecnico Gobetti di Rimini esiste il Centro Capacità Motorie che ha inventato un test per individuare le capacità motorie dei ragazzi adolescenti: i risultati sono davvero tragici:
Non essendoci più il gioco in cortile che permetteva lo sviluppo in modo armonico e involontario del corpo, oggi i ragazzi non sanno – appunto – nemmeno più fare una semplice capriola, ma il problema rimane anche per la formazione degli insegnanti di Scienze Motorie, sempre meno “pratici” – cioè in grado di insegnare capriole ed altri esercizi perché non li sanno eseguire loro stessi.
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