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Salute e benessere bambini

Cosa succede a una mamma dopo un aborto: uno studio

Published by
Valentina Colmi

Circa 3 mesi fa ho avuto un aborto tubarico, o come si dice in gergo una GEU, ovvero una gravidanza extrauterina: io ero incinta solo di 6 settimane, ma devo dire che sto facendo fatica a riprendermi perché il mio dolore non ha una dignità. Sembra che sia successo solo a me e quindi il percorso è tutto in salita. Occorre però che le cose cambino, non solo per me, ma per tutte le donne che come me ci sono passate.

I ricercatori del Centro Nazionale per l’Aborto spontaneo dell’Imperial College di Londra, hanno pubblicato uno studio che riguarda l’aborto spontaneo precoce e la gravidanza eptopica in relazione al disturbo post traumatico da stress (PTSD).

Il trauma dopo l’aborto, ecco cosa accade

La Dr Jessica Farren – una degli scienziati che hanno partecipato al progetto – chiarisce alcuni aspetti delle conseguenze di un aborto. “L’aborto spontaneo e la gravidanza ectopica influenzano in modo diverso, ma spesso sfociano in un momento triste e difficile per le persone colpite. Fino ad ora, non c’è stato molto attenzione sulla necessità di sostegno emotivo in aggiunta al trattamento fisico”. 

Molto spesso le persone non parlano della gravidanza prima delle 12 settimane e quindi di solito le perdite di questo tipo di solito vengono nascoste “sotto il tappeto” e si vivono in privato. Tuttavia un’altra ricerca recente ha suggerito che un gran numero di donne presenta dei sintomi di ansia e depressione e anche di stress post traumatico a seguito di una perdita di questo genere. Si tratta di una perdita per certi versi simile a quella di una persona cara, ma forse ha meno dignità.

Questi sono alcuni dei sintomi che una persona prova quando abortisce e che dovrebbero però migliorare dopo circa un mese:

  • un intero spettro delle emozioni che possono cambiare di giorno in giorno – tristezza, incredulità, rabbia, frustrazione, senso di colpa, la vergogna.
  • frustrazione, rabbia o irritabilità verso gli altri che possono sembrare insensibili
  • gelosia, o alienazione da, amici o altre donne che sono incinte.
  • ricordi di eventi (alcune date o luoghi legati alla perdita) che innescano sentimenti di tristezza rabbia o disagio dopo il tempo della perdita.
  • l’ansia e la preoccupazione per le gravidanze successive. Le coppie possono preoccuparsi per la capacità di concepire, il rischio di un’ulteriore perdita, o trovare maggiore ansia durante una successiva gravidanza.

È importante riconoscere che questi sintomi sono molti comuni e normali, ma c’è il rischio che non migliorino per lunghi periodi di tempo e che possano impattare nella vita quotidiana. Ecco allora come si può cronicizzare il dolore a seguito di un aborto: 

  • si sente un forte senso di disperazione o di inutilità.
  • ci si sente sempre tesi, con difficoltà a rilassarsi
  • si hanno sentimenti paurosi come qualcosa di brutto sta per accadere o di essere afflitti da pensieri preoccupanti.
  • si dorme molto più del solito o si ha difficoltà ad addormentarsi
  • si perde interesse o piacere nelle attività o hobby.
  • si ha difficoltà di concentrazione al lavoro o a casa
  • si hanno flashback o incubi circa gli eventi che circondano la perdita.
  • si evitano tutti i luoghi o le persone che possono ricordare la perdita ed evitare di pensare o parlarne.
  • si smette di frequentare amici o la famiglia
  • si lotta per tenere il passo con una routine quotidiana, sia al lavoro o a casa.
  • si hanno sintomi angoscianti per un periodo di più di due settimane, che non stanno migliorando.
  • si hanno pensieri suicidi. A volte le conseguenze emotive possono essere così gravi che possono portare qualcuno a prendere in considerazione questo pensiero. Ovviamente si tratta di una situazione che richiede la valutazione medica urgente e la terapia.

Le persone che stanno vicino ad una mamma che ha avuto un aborto dovrebbero ricordarsi di essere presenti, dicendo che comprendono il loro dolore e che non è colpa di nessuno se è successo. Spesso la tentazione è quella di cercare di dire cose per ‘ridurre’ la perdita, come dire che si può riprovare ad avere un altro figlio o che dovrebbe comunque essere grata. Tutti questi commenti possono essere estremamente dolorosi e potrebbero far sentire la persona come se non avesse il diritto di essere in lutto.

E voi unimamme cosa ne pensate?

Intanto vi lasciamo con l’articolo che riguarda l’aborto tubarico e perché non bisogna vergognarsi di dirlo. 

Valentina Colmi

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