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I videogiochi posso aiutare i bambini, soprattutto i più fragili

Published by
valeria bellagamba

Si dice spesso che i videogiochi fanno male ai bambini, ora una ricerca non solo smonta questo pregiudizio, ma mostra anche la loro utilità per il recupero dei bambini traumatizzati.

Lo studio è stato condotto da tre università: la New York University, la City University of New York, e la turca Bahcesehir University. Ecco cosa hanno scoperto i ricercatori

I videogiochi in aiuto dei bambini rifugiati siriani

I ricercatori hanno scoperto che i videogiochi o giochi digitali possono aiutare i bambini rifugiati ad apprendere alcune competenze importanti, come

una nuova lingua,

abilità cognitive e di programmazione informatica. Migliorando così anche la loro salute mentale.

I bambini rifugiati hanno delle esigenze molto particolari. Il dramma della guerra e dell’esilio provoca loro forti traumi e li tiene a lungo fuori dalla scuola. Hanno dunque bisogno di seguire un percorso preciso di assistenza psicologica e recupero scolastico. A questo scopo, lo studio seguito dalle università sopra citate ha dimostrato che i videogiochi sono uno strumento valido ed economico per soddisfare le esigenze psicologiche ed educative dei bambini rifugiati.

Lo studio è stato presentato alla BAU International University di Washington DC.

Il professor Selcuk Sirin, docente di psicologia applicata alla New York University, ha affermato che la speranza dei ricercatori con questo studio è quella di riuscire a fare la differenza nelle vite dei piccoli rifugiati attraverso l’uso della tecnologia, anche con risorse limitate e nonostante le barriere linguistiche.

I ricercatori hanno condotto il loro studio sui bambini siriani rifugiati in Turchia. Il Paese ospita più di 3 milioni di profughi siriani. Il team di ricercatori della New York University e della Bahcesehir University è stato il primo a documentare le necessità di istruzione e di salute mentale dei bambini profughi siriani. Ha scoperto che la stragrande maggioranza non è iscritta a scuola in Turchia, in parte a causa delle barriere linguistiche e in parte a causa del disturbo post-traumatico da stress (Post-Traumatic Stress Disorder, PTSD) o della depressione.

Per far fronte a questo grave problema, i ricercatori delle due università hanno chiamato a collaborare alcuni colleghi con una vasta esperienza di tecnologia educativa e hanno progettato un intervento di apprendimento online basato sul gioco, per bambini rifugiati, chiamato Project Hope, Progetto Speranza.

Le esigenze particolari dei piccoli profughi non possono essere soddisfatte con l’erogazione di un servizio educativo tradizionale, effettuato sul posto. Così i ricercatori hanno pensato di approfittare del grande potenziale dei media digitali. Ha spiegato il professor Jan Plass, docente di media digitali e scienze dell’apprendimento alla NYU Steinhardt.

L’obiettivo del Project Hope è quello di aiutare i bambini profughi siriani offrendo loro opportunità di formazione basate sul gioco per migliorare la conoscenza della lingua turca, le funzioni esecutive, le capacità di programmazione informatica, diminuendo il loro senso di disperazione e aumentando la loro speranza.

Per testare l’efficacia del Project Hope, i ricercatori hanno condotto uno studio pilota nella città turca di Urfa, al confine con la Siria. Qui si trova il più grande campo profughi della Turchia.

Lo studio è stato condotto su 147 bambini rifugiati siriani, di età compresa tra i 9 e i 14 anni. I ricercatori hanno assegnato casualmente i bambini al programma di intervento, o li hanno messi in una lista di attesa o in un gruppo di controllo, con circa 75 bambini per ciascun gruppo.

I bambini nel programma di intervento hanno partecipato a sessioni di due ore al giorno su quattro settimane, per un totale di 40 ore. Il curriculum del Project Hope ha incluso una combinazione di cinque videogiochi, tra cui:

  • Minecraft, usato per misurare la salute mentale dei bambini e la loro speranza;
  • un prontuario di programmazione basato sul gioco da Code.org;
  • un gioco di esercitazione esecutiva chiamato Alien Game, ideato dai ricercatori delle New York University e City University of New York;
  • istruzioni di lingua turca con Cerego.

I piccoli rifugiati hanno compilato dei questionari settimanali per esprimere la loro soddisfazione sui diversi giochi ed è stato chiesto loro quanto fosse piaciuto un gioco, quanto avessero imparato e se lo avrebbero consigliato. Complessivamente, la soddisfazione è stata alta, i bambini hanno riferito che stavano imparando dai giochi e che li avrebbero consigliati.

Oltre ad esprimere soddisfazione per i videogiochi, i piccoli profughi sono anche migliorati in tutte le misure adottate, dopo l’intervento di quattro settimane.

Nel tentativo di migliorare la conoscenza della lingua turca, ai bambini sono state presentate oltre 200 parole turche tramite la piattaforma tecnologica di apprendimento adattivo Cerego. I ricercatori hanno effettuato dei test del linguaggio dopo l’intervento e hanno rilevato che le competenze sulla lingua turca erano decisamente più alte per il gruppo di intervento.

I ricercatori hanno anche misurato le funzioni esecutive dei bambini. Ovvero le abilità di pianificare, monitorare e modificare i comportamenti. Le capacità cognitive di base sono state associate ad un miglioramento della salute mentale, del benessere e dei risultati educativi. Nel Project Hope i bambini hanno giocato ad Alien Game, realizzato per migliorare le funzioni esecutive attraverso la ricompensa della memoria a breve termine e della reazione rapida, mentre i partecipanti imparano a distinguere tra diversi fattori. I ricercatori hanno misurato miglioramenti significativi nelle capacità cognitive dei bambini dopo l’intervento.

Bambini siriani rifugiati (iStock)

Inoltre, nell’ambito del progetto i bambini hanno imparato un’abilità fondamentale del 21° secolo: la programmazione informatica (scrittura del codice informatico). Code.org utilizza un approccio basato sul gioco per insegnare i fondamenti della programmazione, come i  condizionali, gli algoritmi, il debug, le funzioni, i cicli nidificati e la cittadinanza digitale. Per completare un livello del gioco in Code.org bisogna dimostrare competenza nei concetti insegnati. In media, i bambini in Project Hope hanno completato 182 livelli, scrivendo oltre 1.800 righe di codice informatico.

Lo studio, infine, ha accertato che i profughi bambini sono a rischio di una serie di problemi di salute mentale e spesso sperimentano disperazione e mancanza di speranza. I ricercatori hanno creato alcune funzioni per incoraggiare i bambini ad immaginare per loro un futuro migliore, impiegando il popolare videogioco Minecraft. Sulla base di queste funzioni è stato chiesto ai bambini di creare la casa dei sogni, il quartiere dei sogni e la scuola dei sogni. I ricercatori hanno raccolto i dati sul senso di disperazione dei bambini prima e dopo Project Hope. Hanno scoperto che l’intervento ha contribuito in modo significativo a ridurre il senso di disperazione dei bambini.

Il gioco è un modo universale di apprendimento, ha affermato Bruce Homer, professore associato di psicologia educativa al Graduate Center of the City University of New York. Adottando un approccio basato sul gioco i ricercatori hanno creato un intervento che non è solo efficace, ma è anche uno in cui i bambini erano impegnati e volevano continuare.

l presidente della BAU International University, Sinem Vatanartiran, ha concluso dicendo che lo studio pilota sui videogiochi per bambini rifugiati mostra che utilizzare l’apprendimento basato sul gioco è un mezzo efficace ed  economico per insegnare ai bambini rifugiati competenze importanti. Soprattutto, l’ambiente protetto che ne deriva ha offerto a bambini profughi stressati uno spunto per immaginare un futuro migliore per loro stessi.

E voi unimamme che ne pensate? Siete d’accordo con questo studio?

VIDEO: la vita dei bambini siriani nei campi profughi

valeria bellagamba

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