Un travaglio lungo farebbe bene alla salute della mamma che sta per partorire. Può sembrare un controsenso eppure secondo una ricerca americana è così. A sostenerlo è uno studio condotto alla Thomas Jefferson University di Philadelphia nel 2016. Scopriamo insieme perché.
Un travaglio prolungato è meglio per la donna che sta partorendo e anche per il bambino che sta per nascere, perché riduce le possibilità di taglio cesareo. Infatti, anche se molto diffuso, anche in Italia, il parto con taglio cesareo comporta diversi rischi e complicanze per le neo mamme.
I protocolli sanitari internazionali sono per ridurlo, a parte ovviamente i casi in cui sia necessario. Il taglio cesareo può essere una procedura inevitabile in alcune circostanze ed è sicuramente un intervento che salva la vita, a mamma e neonato. Non bisogna però abusarne.
Ora, proprio per ridurre i casi in cui è necessario ricorrere al cesareo, i ricercatori della Thomas Jefferson University di Philadelphia hanno stabilito, attraverso i loro studi, che è meglio prolungare il travaglio attivo. Gli studiosi hanno evidenziato che negli Stati Uniti, dove i parti cesarei sono circa il 30%, le procedure standard sul travaglio sono antiquate. Si tratta delle stesse regole che risalgono all’Ottocento e che sono state aggiornate solo una volta negli anni ’80 del XX secolo quando è stata introdotta l’anestesia epidurale.
Attualmente le linee guida sanitarie sul parto in vigore negli Usa consentono alle partorienti un tempo di due ore di travaglio attivo, quando sono completamente dilatate. Quando una donna si sottopone all’epidurale, le ore diventano tre. Ovviamente ogni donna è un caso a sé, che va valutato individualmente, e in alcune situazioni, a discrezione del personale sanitario, può essere concesso un tempo extra.
Tuttavia, i ricercatori hanno concluso che si tratta di procedure obsolete e in a seguito del loro studio hanno affermato che circa il 10-15% dei tagli cesarei dipende da questa regola delle due ore.
Lo studio è stato condotto dai medici Alexis C. Gimovsky e Vincenzo Berghella, della divisione di Medicina Materna Fetale, Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia, del Sidney Kimmel College of Medicine alla Thomas Jefferson University. Nel periodo da marzo 2014 a luglio 2015. Poi lo studio è stato pubblicato nel 2016 sulla rivista scientifica American Journal of Obstetrics and Gynecology.
I ricercatori hanno preso in esame 78 donne alla prima gravidanza, dividendole in due gruppi:
In entrambi i gruppi il 100% delle partorienti è stato sottoposto all’epidurale e nel 50% dei casi il parto è stato medicalmente indotto.
Nel gruppo A, delle donne con un travaglio più lungo, i parti cesarei erano stati il 19,5% (8 parti su 41); mentre nel gruppo B, con il travaglio secondo le linee guida, i cesarei erano stati più del doppio: il 43,2% (16 su 37). Una bella differenza.
I ricercatori hanno precisato che l’ora aggiuntiva di travaglio attivo non ha avuto alcuna conseguenza negativa, né per la mamma né per il bambino.
Il Dr. Alexis C. Gimovsky ha affermato che sempre più donne sono motivate ad avere un parto vaginale. Pertanto cambiare le linee guida sul travaglio può aiutarle a raggiungere questo obiettivo.
E voi unimamme che ne pensate? Siete favorevoli ad allungare il travaglio per ridurre i casi di cesareo e favorire il parto naturale? Dite la vostra!
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