Avere a che fare con i bimbi piccoli, neonati o di pochi mesi, è sempre impegnativo. Soprattutto quando si tratta di primogeniti. I genitori sono comprensibilmente spaventati e apprensivi. Basta poco, anche un piccolo problema per allarmarli. Quando i bambini sono molto piccoli, tuttavia, non bisogna vergognarsi di essere apprensivi. Fa parte dell’essere genitori e soprattutto è segno di amore nei confronti dei propri figli.
È quello che è accaduto ad una coppia di neogenitori che hanno raccontato la loro commovente storia.
Una storia commovente che racconta il lato più bello e umano dei medici.
Laura Marie Meyers ha raccontato la sua esperienza di neomamma, appena tornata a casa dopo aver dato alla luce il primo figlio. Lei e il marito si erano preparati, tra libri letti, corsi, consigli da altri genitori. La solita trafila che seguono molti genitori, ma che non basta mai a placare tutte le ansie, soprattutto quando si diventa genitori per la prima volta.
Si può studiare quanto si vuole, essere preparati e diligenti, ma l’emotività è inevitabile e spesso gioca brutti scherzi. Tutti i genitori più o meno ci sono passati. Ed è quello che è successo anche a Laura Marie Mayers e a suo marito. Quando sono usciti dall’ospedale per riportare il figlioletto a casa, entrambi si sono fatti la fatidica domanda: e adesso cosa facciamo? Panico!
Il primo giorno a casa con il figlio neonato è stato una girandola di emozioni. La gioia per aver portato a casa il piccolo, mista a paura e insicurezze. Un pomeriggio filato liscio. Ma è stato di notte che sono arrivati i problemi. Alle 3 del mattino, i genitori si sono accorti che il bambino aveva smesso di respirare per qualche secondo, come se stesse soffocando. Un momento di puro terrore. La mamma l’ha subito preso in braccio e si è messa a gridare per lo spavento. Il padre ha urlato il nome del bambino. Dopo un altro respiro soffocato, fortunatamente, il piccolo ha ripreso a respirare normalmente. Il bambino aveva ripreso un colorito normale, ma i genitori erano ancora terrorizzati.
Mentre cercavano di auto-convincersi che andava tutto bene, la coppia valutava se fosse il caso di chiamare i soccorsi. Nel loro caso l’assistenza sanitaria da chiamare era l’infermiera consulente. Dopo averci pensato per un momento, per paura di essere eccessivamente apprensivi, i genitori hanno chiamato l’infermiera. Hanno preferito essere sicuri, nonostante potessero apparire isterici. Al termine della telefonata, l‘infermiera ha consigliato loro di portare il bimbo al pronto soccorso per un controllo. Durante il parto, infatti, c’erano state delle complicazioni, e il bambino era ancora molto piccolo.
Con il cuore in gola i genitori sono corsi in ospedale, le giacche sopra il pigiama. Mentre aspettavano in sala d’attesa, il neonato sembrava stare bene. Intanto la mamma diceva imbarazzata al papà: “Siamo appena tornati a casa e già stiamo andando fuori di testa“.
Quando il medico è arrivato per visitare il neonato, ha subito fatto molte domande ai genitori:
Poi ha visitato il piccolo, ha misurato i suoi parametri vitali e ha concluso che stava bene. Forse era stato il reflusso gastrico a togliergli momentaneamente il respiro.
I genitori, stanchi ma sollevati, hanno ringraziato il dottore, quasi scusandosi. Forse è stata la loro aria dimessa, la stanchezza e lo spavento che si leggeva sui loro voli, è stato a quel punto che il medico ha cambiato atteggiamento. Ha preso una sedia, si è seduto accanto a loro e ha detto:
“Ho 45 anni, ho tre bambini. Con il primo non avevamo idea di cosa stavamo facendo, eravamo nervosi per ogni piccola cosa. Pensavo sarebbe stato diverso con gli altri, ma non è stato così. Sono ancora nervoso tutto il tempo“.
In quel momento la mamma si è messa a piangere, maledicendo gli ormoni e la mancanza di sonno. Ma è stato un sollievo, quelle parole le hanno fatto davvero bene. Il medico le ha appoggiato la mano sulla spalla e l’ha rassicurata:
“Non sentitevi sciocchi per essere qui. Fidatevi del vostro istinto. È il vostro bambino e avete fatto la cosa giusta. Potete portarlo qui nel cuore della notte ogni volta che lo ritenete opportuno. OK?”
I genitori hanno annuito. Poi quando il medico si è allontanato e il papà del neonato ha guardato la madre con un sorriso stanco, ma contento. “Sono contento che siamo venuti. Anche se avrei preferito dormire“. “Anche io”, ha risposto la donna.
La mamma del neonato ha provato gratitudine per quel medico che aveva capito esattamente di cosa avessero bisogno i genitori: essere rassicurati, un po d’ incoraggiamento e soprattutto gentilezza.
Dopo 6 mesi, Laura Marie Meyers pensa ancora a quello che è accaduto quella notte. Ci sono stati altri momenti di piccole e grandi paure. Ma racconta su Pop Sugar che da quel momento, ogni volta che qualcosa le mette ansia, concede a se stessa di avere paura. Fa spazio al suo istinto, ricordando che tocca ai genitori occuparsi dei figli, anche se spesso non hanno idea di quello che stanno facendo. Il che accade nel 100% dei casi.
E voi unimamme che ne pensate? Vi ci ritrovate in questo racconto?
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