Unimamme, è risaputo che, spesso, le persone con autismo hanno difficoltà a guardare gli altri negli occhi.
Solitamente si interpreta questa pratica come un segnale di timidezza o indifferenza sociale, ma una recente ricerca sull’autismo fa riconsiderare tutto questo.
Alcuni sostengono che guardare gli altri negli occhi non li fa sentire a loro agio, oppure li stressa, altri sostengono addirittura che si sentono “bruciati”.
Ora, un team del Center for Biomedical Imaging presso il Massachusetts General Hospital ha indagato i meccanismi nel cervello che attivano questo comportamento.
“I risultati dimostrano che, contrariamente a quanto si pensa, l’apparente mancanza di interesse personale tra le persone autistiche non è dovuta a una mancanza di sensibilità o sentimenti. I nostri risultati evidenziano che questo comportamento vuole ridurre una violenta eccitazione provocata dall’eccessiva eccitazione di una parte particolare del cervello”.
La chiave di questa ricerca risiede nel sistema subcorticale che è il responsabile per l’orientamento naturale verso i volti che è stato visto nei neonati ed è anche molto importante per la percezione emotiva.
Il sistema subcorticale può essere attivato dal contatto tramite gli occhi. Questo studio ha approfondito cosa accade quando le persone autistiche sono costrette a guardare negli occhi trasmettendo diverse emozioni.
Ecco come si è svolto lo studio:
I risultati evidenziano uno squilibrio tra i segnali di eccitazione e inibitori nel cervello che segnalano le varie reti nelle persone autistiche.
Questo squilibrio può rafforzare i segnali eccitatori nel circuito subcorticale coinvolto nella percezione del volto.
Così si causa una reazione anormale al contatto visivo, un’avversione allo sguardo diretto e, in conseguenza, uno sviluppo anormale del cervello nella parte sociale.
Hadjikhan, professore di Radiologia presso la Harvard Medical School e curatore della ricerca aggiunge: “forzare bambini autistici e guardare negli occhi un’altra persona causa in loro molto stress, mentre un approccio più lento può aiutarli a superare questo problema e a gestire il contatto degli occhi a lungo termine”.
Unimamme, cosa ne pensate di questi risultati riportati su Scientific Reports?
Noi vi lasciamo con un altro studio che approfondisce il rapporto tra autismo e dieta.
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