Ricordo perfettamente che dopo la nascita di Paola, quando incontravo qualcuno per strada che mi chiedeva come stessi o come stesse lei, io mi affrettavo a dire (senza che nessuno me lo chiedesse): “Tutto bene, grazie. Purtroppo non la allatto io…”. Sembrava che dovessi per forza giustificarmi, come se mi sentissi in colpa per non dare il seno a mia figlia. In realtà ci avevano già provato in ospedale a dirmi che non mi sforzavo abbastanza e anche il ginecologo, quando gli ho chiesto le pastiglie per mandare via il latte, mi ha detto di esserci rimasto male.
Ho avuto problemi con l’allattamento e non stavo bene (poi ho scoperto di avere la depressione post partum) e ho deciso di dare il biberon a mia figlia, per avere un rapporto sereno con lei. Con Vittoria non ho avuto dubbi: ho scelto di non allattarla da subito, perché il mio cuore di madre mi diceva che quella era la cosa giusta da fare.
Come me la pensa anche Tiffany Wright, una giornalista e mamma, che ha scritto sul sito Scarymommy un articolo dal titolo “Allattare non equivale ad avere successo nella maternità”.
Tiffany racconta della sua avventura al supermercato mentre cercava di non farsi vedere mentre acquistava una bottiglia di latte artificiale per allattare suo figlio: “il mio bambino è affamato e gli sto comprando del cibo per farlo sentire sazio. Perché mi dovrei vergognare?”.
Ecco, il punto è proprio questo: molte donne si vergognano non tanto di loro, quanto per il pregiudizio della società.
E’ vero che l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, promuove l’allattamento esclusivo per i primi 6 mesi, ma è altrettanto vero che allattare non è facile.
Conosco una mamma che sta allattando in tandem i suoi due figli di 4 e 2 anni: come io non giudico la sua scelta, lei non dovrebbe giudicare la mia. Eppure chi non allatta al seno viene costantemente giudicata, additata come una che non vuole sacrificarsi per i propri figli (che poi la parola sacrificio con i bambini non dovrebbe essere usata, secondo me).
Io sono felice di non avere allattato. Perché questo mi ha permesso di rifiatare qualche ora quando non dormivo, visto che il latte glielo dava il papà (e questa è stata un’esperienza bellissima anche per lui).
Ho capito che per me questo era il modo migliore per stare con le mie figlie. Anche un’ostetrica particolarmente illuminata mi ha detto: “Una volta seguivo una mamma che non riusciva ad allattare bene. Per lo stress le è venuta la dermatite e allora io le ho detto di smettere e di passare al biberon”.
L’importante è la serenità di tutti. Perché come scrive Tiffany Wright nel suo articolo “Allattare non equivale ad avere successo nella maternità“.
E voi unimamme cosa ne pensate?
Intanto vi lasciamo con il post sull’allattamento al biberon e i 9 consigli su come renderlo sicuro.
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