“Non ti ho mai amato così tanto”: la lettera di una mamma al figlio bocciato

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Purtroppo la nostra società non educa i ragazzi alla sconfitta: bisogna sempre essere belli e vincenti, avere la fama, il denaro, il successo. Chi non ci riesce rimane indietro, etichettato come un perdente o un fallito. Per esempio a scuola sono solo importanti i voti, chi non è eccellente viene lasciato indietro e anche una bocciatura viene vista non come un’occasione per fare meglio l’anno successivo, ma una punizione. Per questo fa molto commuovere la lettera di una mamma dedicata la figlio che non ha passato l’anno.

La lettera di una mamma al figlio dopo la bocciatura

La lettera – scritta a Famiglia Cristiana – è di Clementina, una mamma che comunque vuole stare vicino al figlio in questo momento difficile.

Figlio mio, stamattina mi ha chiamato la scuola per dirmi che non ce l’hai fatta. Dovrai ripetere l’anno. Il tuo professore era afflitto, mai quanto me che ho dovuto sentire le sue parole. Volevo dirgli che hai combattuto fino all’ultima ora dell’ultimo giorno, poi ho pensato che a cose fatte era una precisazione inutile. Io lo so e me lo ricorderò. Ho passato mezz’ora fissando il vuoto pensando a come dirtelo. Tu hai lottato fino all’ultimo. Hai persino preso otto nella verifica di storia il penultimo giorno di scuola. Ma non è bastato”.

La mamma però sembra non fare sconti: “Hai perso la tua battaglia perché hai creduto di poter fare ciò che non è sempre scontato: ottenere risultati impegnandosi solo all’ultimo momento, inventando un miracolo. Si può e a volte riesce, ma anche per fare i miracoli servono basi di credibilità. Adesso lo sai” (…) Eri convinto, ma il colpo di genio non sempre paga. Il colpo di genio l’hai avuto in qualche materia che non ti costava troppa fatica, mentre le altre le hai date per perse. Il colpo di genio usato così funziona una volta: si ripete soltanto quando hai speso un gran tempo nell’esercizio”. 

Ti sei illuso che tutto potesse essere fatto senza sforzo o con moderata fatica. Oggi hai scoperto che non funziona così. Che puoi raccontarti di essere bravo (e lo sei), ma per essere davvero bravi bisogna avere l’umiltà di aprire i libri e studiare cose noiosissime ogni giorno. Le dimenticherai dopo, non prima: questo è il segreto. Quello che ti resterà sarà parte di te, diventerà ciò che sarai. E quando le saprai tutte, le cose che chiede la scuola, ancora non basterà. Ma questo lo sai già, perché tu sei la nuova generazione. Lo sa bene anche la vecchia, se ciò ti può in qualche modo consolare”.

Purtroppo pare che le nuove generazioni non siano abituate alla fatica e ad ottenere tutto subito, ma si può rimediare: c‘è spazio infatti per una dichiarazione d’amore, perché i genitori, pur nella delusione, devono comunque sostenere i propri figli.

Alighieri Dante, il tizio che non hai studiato, ha dovuto subire umiliazioni peggiori delle tue. Cacciato da casa e dal suo paese, ha supplicato ospitalità, è morto da solo e nessuno si è ricordato di lui per almeno trecento anni. Oggi è lo scrittore di maggior successo al mondo. Questa è una sua celebre terzina. “Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ’l salir per l’altrui scale”. È giunto il tempo che tu impari ad affrontare quelle scale. Queste scale sono le tue. Raccogli l’anima da terra e sali quei gradini, uno per uno. Fagliela vedere. Non ti ho mai amato così tanto come oggi che ti vedo perdere”.

E voi unimamme cosa ne pensate?

Intanto vi lasciamo con il post che parla della bravura dei figli a scuola e dei loro geni. 

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