Per la sopravvivenza dei neonati prematuri l’incubatrice è fondamentale. Così come è importante per tutti i neonati con problemi, anche se non prematuri. Non tutti però sanno com’è stata ideata. La storia della sua invenzione vi sorprenderà.
L’incubatrice per i neonati prematuri è stata realizzata negli anni Settanta dell’Ottocento. A quell’epoca la maggior parte dei bambini nati prematuri aveva pochissime possibilità di sopravvivenza. Per loro non esistevano cure specifiche, ci si affidava alla sorte. E spesso purtroppo era una brutta sorte.
A cambiare letteralmente il destino di molti neonati ci ha pensato il medico e ostetrico francese Stéphane Tarnier. Nato nel 1828 e morto nel 1897, Tarnier è stato un grande innovatore in campo ostetrico. Ha inventato un tipo di forcipe che porta il suo nome, forcipe di Tarnier, ha compiuto importanti studi sugli aspetti perinatali dell’ostetricia, sul taglio del cordone ombelicale e sull’asfissia neonatale.
Tarnier è stato anche l’inventore dell’incubatrice neonatale, o almeno del primo prototipo. L’idea dell’incubatrice neonatale gli è venuta dopo aver visto un dispositivo utilizzato per tenere al caldo i pulcini allo zoo di Parigi. Il medico ha pensato che lo stesso sistema poteva essere usato anche per i prematuri. Questi neonati, infatti, morivano di ipotermia.
All’inizio, l’incubatrice era una scatola di legno con un coperchio di vetro. La scatola era riscaldata con bottiglie di acqua calda, poste in un vano sotto a quello dove veniva adagiato il neonato, che così stava al caldo.
L’invenzione del medico francese all’inizio non convinse molte persone. Tuttavia quando le prime incubatrici neonatali furono installate negli ospedali, la mortalità dei prematuri diminuì quasi del 30%. Un risultato straordinario. Un oggetto piuttosto rudimentale aveva ridotto del 30% la mortalità dei neonati prematuri.
Affinché questa straordinaria invenzione si diffondesse, però, ci volle qualcosa di più. Fu un allievo di Tarnier, il medico ostetrico Pierre-Constant Budin a far sì che l’incubatrice fosse accettata e utilizzata per i neonati prematuri. Budin era impegnato nella lotta alla mortalità infantile. Incoraggiava la madri ad allattare al seno o almeno a sterilizzare il latte di mucca utilizzato. Il medico era un fervente sostenitore dell’attività del suo maestro, di cui pubblicava rapporti sugli studi e le invenzioni.
Per convincere i colleghi scettici sull’uso dell’incubatrice neonatale, Budin si sarebbe fatto convincere da un suo presunto allievo a mettere in mostra all’Esposizione Universale di Berlino del 1896 alcune incubatrici con dei neonati all’interno. L’allievo si chiamava Martin Couney, non era un medico ma un fisico. Per continuare a promuovere l’utilizzo dell’incubatrice, Couney continuò ad esporre le incubatrici con i neonati in altre occasioni, soprattutto negli Stati Uniti.
Dopo aver girato diverse città europee ed americane, Couney decise di installare una sorta di esposizione permanente di incubatrici e neonati al parco divertimenti di Coney Island di Brooklyn, New York. Luogo dove è nato il primo Luna Park al mondo. I prematuri erano diventati delle attrazioni per spettatori paganti.
Un’idea che fa rabbrividire, ma che si rivelò vincente e salvò la vita a molti bambini. A Coney Island la zona dove erano esposte le incubatrici con i neonati era di fatto una vera e propria clinica, con infermiere e personale specializzato per assistere i bambini. Il biglietto di 25 cents, pagato dai visitatori, permetteva di sostenere le spese. Molti genitori che non sapevano cosa fare per i propri bimbi prematuri li portavano a Coney Island, sperando che stare nell’incubatrice salvasse loro la vita. Ben ottomila bambini furono portati nelle incubatrici del parco divertimenti e sembra che circa 6.500 riuscirono a sopravvivere.
Questa singolare attrazione contribuì a far conoscere e diffondere le incubatrici neonatali, che finalmente furono introdotte negli ospedali.
In seguito le incubatrici furono perfezionate: da scatole di legno e metallo furono trasformate in cubicoli trasparenti, in vetro e poi materiale plastico. Con sistemi per somministrare ossigeno.
Nel frattempo, l’assistenza ai neonati prematuri si è evoluta.
Oltre alle incubatrici sempre più sofisticate, si è diffusa anche la Canguro terapia. Ovvero tenere i neonati prematuri a stretto contatto con la pelle della mamma.
La storia di come si è diffusa l’incubatrice neonatale , raccontata da Focus, è davvero singolare.
Voi unimamme che ne pensate di questa storia? L’avreste mai immaginato?
Noi vi ricordiamo anche l’articolo su nuove cure innovative per i prematuri.
VIDEO: neonati prematuri nelle incubatrici al Luna Park di Coney Island
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