Un ginecologa condannata per danni causati ad un neonato durante il parto : il reato è quello di lesioni personali gravi.
Ma non dovrà risarcire il neonato, ma l’ospedale, come stabilito dalla Corte dei Conti.
Il caso risale al 2007 ed è avvenuto in un ospedale di Milano.
Una ginecologa è stata condannata per danni provocati ad un neonato durante il parto. La donna è stata condannata in sede penale in primo e in secondo grado per il reato di lesioni personali gravi. La sentenza, tuttavia, è stata annullata nel 2016 dalla Corte di Cassazione per intervenuta prescrizione. Al neonato e alla famiglia, comunque, è stata riconosciuta la somma di 814.182 euro a titolo di risarcimento.
Questa somma che è stata in parte liquidata per un importo di circa 684mila euro dall’azienda ospedaliera per la quale la ginecologa lavorava. L’ospedale dove è avvenuto il parto è il Buzzi di Milano.
I giudici hanno condannato la ginecologa a risarcire l’ospedale con 400.000 euro, per le somme da questo versate a titolo di danni al neonato e alla sua famiglia. I giudici hanno infatti accertato che il bambino nacque con una lesione del plesso brachiale, con conseguente perdita di funzionalità della mano sinistra, a causa delle complicanze del parto, delle quali è stata ritenuta responsabile la ginecologa per manovre errate. Il neonato ha sofferto di asfissia grave, coagulopatia e insufficienze respiratoria, epatica e renale, che gli hanno causato danni permanenti.
Secondo i giudici della Corte dei Conti, che hanno fatto proprie le conclusioni dei giudici di merito, la ginecologa che stava assistendo al parto è responsabile per “condotta incongrua e gravemente colposa“. La sua colpa grave starebbe “nel non aver correttamente interpretato le alterazioni del tracciato cardiotocografico nella fase del travaglio; nella conseguente errata scelta di non effettuare un parto cesareo; nell’uso intempestivo e inopportuno della ventosa ostetrica; nell’errato compimento delle manovre per liberare la spalla distocica (eccessiva trazione della testa fetale) idonee a cagionare l’evento lesivo e le altre gravissime lesioni sofferte dal neonato“. La distocia si verifica quando le spalle del bambino rimangono incastrate durante il parto.
Gli avvocati difensori della dottoressa hanno respinto le accuse affermando che “la colpa grave della ginecologa andrebbe esclusa sulla base della ricostruzione dei fatti, che vede la partoriente ricoverata alle 10.30 del 7 settembre, sottoposta a visita ostetrica alle 18.45 senza che venisse evidenziata alcuna anormalità e visitata per la prima volta dalla dottoressa T., appena entrata in servizio, alle 20.20″. Gli avvocati hanno sostenuto l’imprevedibilità della distocia e “l’errato computo del danno che non ha tenuto conto degli esborsi già effettuati dalla compagnia assicurativa della dottoressa pari a euro 208.557,80 e riversati alla compagnia assicurativa dell’ospedale, che li aveva anticipati“.
Difesa che tuttavia è stata respinta dai giudici contabili che hanno condannato la ginecologa a risarcire l’ospedale per la somme di 400.000 euro a titolo di “danno patrimoniale indiretto“, come riportato da Il Giorno.
Voi unimamme cosa pensate di questa decisione dei giudici? A voi come è andata? Siete mai state vittime di violenza ostetrica?
Vi ricordiamo il nostro articolo sul momento in cui aumentano i rischio del parto per mamma e bambino.
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