I neonati allattati al seno sono maggiormente protetti dalle malattie, grazie agli anticorpi naturali del latte materno. Già sappiamo, e abbiamo più volte riferito, quanto faccia bene il latte materno sia al bimbo che alla mamma. Ora una nuova ricerca scientifica mostra un effetto protettivo per i neonati anche contro una gravissima malattia che può avere esito letale. Vediamo di cosa si tratta.
Si chiama enterocolite necrotizzante (NEC) ed è una grave malattia dell’intestino che può colpire i neonati. Provoca necrosi intestinale, ovvero la morte dei tessuti dell’intestino, con conseguenze immaginabili, anche letali. Questa malattia colpisce soprattutto i prematuri, che sono circa il 75% dei casi. Le cause non sono ben conosciute, ma alcune complicanze alla nascita possono facilitare l’insorgenza della malattia.
L’enterocolite necrotizzante si tratta con l’intervento chirurgico, rimuovendo la parte morta dell’intestino. Guarisce se presa per tempo, ma la mortalità è alta: fino al 40% dei casi. Si capisce dunque la gravità di questa malattia.
Una speranza viene però dal latte materno. “In Svezia, dove la quasi totalità dei bambini è allattata al seno, non si registrano praticamente casi di enterocolite necrotizzante (NEC), anche nei prematuri“. Lo ha detto il prof. Bo Lönnerdal, Direttore del Dipartimento di nutrizione pediatrica dell’Università della California, a Davis. Il professore ha effettuato studi importanti sulle proteine del latte umano che ne hanno evidenziato la bioattività
Dell’effetto positivo del latte materno per prevenire l’enterocolite necrotizzante si è parlato al XII Simposio Internazionale sull’allattamento al seno e sulla lattazione di Medela che si è svolto a Firenze lo scorso aprile.
Al simposio hanno partecipato 450 delegati da tutto il mondo e nove scienziati, che hanno discusso degli effetti positivi del latte materno sulla salute del neonato. Gli interventi degli studiosi hanno affrontato le seguenti tematiche:
Delle proprietà di HAMLET (Human Alpha-lactalbumin Made LEthal to Tumor cells) vi abbiamo già parlato in un articolo di qualche tempo fa. Questa sostanza è contenuta nella lattoalbumina ed è stata scoperta da uno studio svedese. Lo studio era stato condotto dalle università svedesi di Lund e Gothenburg. Al Simposio di Firenze è intervenuta la prof.ssa Catharina Svanborg, Docente di Immunologia clinica all’Università di Lund.
“All’inizio volevamo comprendere le proprietà antibatteriche del latte ma, guardando nel microscopio, improvvisamente abbiamo visto che uccideva le cellule tumorali. Oggi siamo vicini a una terapia antitumorale di nuova generazione derivata completamente dal latte umano”. Ha spiegato la prof. Svanborg.
Un altro studio ha dimostrato la protezione dei neonati dall’enterocolite necrotizzante grazie al latte materno.
“In Svezia, dove la quasi totalità dei bambini è allattata al seno, non si registrano praticamente casi di enterocolite necrotizzante (NEC), anche nei prematuri. Possiamo cercare di minimizzare le differenze, ma non riusciremo mai a eguagliare i benefici del latte materno“, ha detto il prof. Bo Lönnerdal.
Per esempio, la lattoferrina uccide lo streptococco, riducendo la diarrea nei neonati; la proteina α-lattoalbumina stimola il sistema immunitario, consentendo la creazione di un microbioma intestinale sano e favorendo l’assorbimento di micronutrienti vitali per i neonati. Le proteine delle membrane dei globuli di grasso (MFGM) funzionano come agente antinfettivo, migliorando concretamente lo sviluppo cognitivo all’importante traguardo dei dodici mesi. Presente in maggiori quantità nel latte umano che in quello vaccino, l’osteopontina supporta il sistema immunitario e protegge lo sviluppo cerebrale. I bioattivi combinati delle proteine del latte materno migliorano i risultati intellettivi a lungo termine, riducendo obesità, diabete e malattie cardiovascolari e garantendo benefici duraturi ai neonati allattati al seno.
Al Simposio di Firenze sono stati anche sottolineati i benefici del latte materno per i prematuri:
“Le proprietà mediche e nutritive del latte materno possono impattare positivamente sulla vita dei neonati prematuri, con effetti ancora più evidenti di quelli riscontrati sui nati a termine. Dobbiamo stabilire una volta per tutte le misurazioni e le procedure più corrette per garantire ai neonati prematuri tutti i vantaggi del latte umano”.
Lo ha affermato il prof. Luigi Corvaglia, Responsabile dell’Unità di Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale Sant’Orsola Malpighi, Bologna. Il professore ha rilevato come, basandosi sull’alimentazione con latte in polvere, le misurazioni convenzionali della crescita nelle prime fasi di vita mostrino nei prematuri un forte incremento, mentre i neonati allattati al seno hanno uno sviluppo più graduale. I valori relativi a una crescita sana e le valutazioni cognitive a due e cinque anni, tuttavia, dimostrano chiaramente che i prematuri allattati al seno si sviluppano maggiormente dei piccoli alimentati con latte in polvere.
Altri tema affrontato è stato quello del latte materno donato.
“Il latte materno è la migliore medicina per i neonati prematuri. Ecco cosa dico in ospedale a tutte le madri preoccupate. Dentro di loro hanno il potere di aiutare i loro bambini. D’altra parte, se la madre non può produrre latte, sono convinto che suo figlio non debba essere privato dei benefici unici del latte umano, ricorrendo quindi al latte donato. Ora possiamo far sì che questo latte sia ancora migliore, attraverso una pastorizzazione che lo renda sicuro dal punto di vista dell’igiene, senza distruggerne i nutrienti e le numerose proprietà bioattive”.
Questo l’intervento del prof. Guido Moro, Presidente dell’Associazione Italiana Banche del Latte Umano Donato, Il professore per si è dedicato per decenni a garantire il latte umano a ogni bambino. Al momento sta sviluppando un macchinario per la pastorizzazione rapida e a temperatura elevata che permetterà di mantenere inalterati i nutrienti e altre proprietà bioattive del latte umano, per nutrire ancora meglio i bambini che devono fare affidamento sul latte di una donatrice, in particolare nei primi giorni, i più delicati.
Infine l’importanza dell’assistenza familiare integrata, soprattutto per i genitori di neonati prematuri.
“Non ci concentriamo soltanto sul risultato per il neonato, ma per la famiglia in generale, perché a lungo termine la salute e la felicità del bambino dipenderà da quelle dei suoi genitori. È molto grave quando i genitori hanno paura di portare a casa il loro piccolo dopo una lunga degenza in ospedale, con questo protocollo li aiutiamo“.
Così la prof.ssa Karel O’Brien, Pediatra, Sinai Health System, Toronto, Canada, che ha collaborato con il prof. Shoo Lee allo sviluppo del Family Integrated Care Model (FICARE), modello famigliare che ha presentato al Simposio. I neonati estremamente prematuri richiedono una degenza in ospedale di circa settanta giorni. L’ambiente della terapia intensiva neonatale, tuttavia, rende difficile anche solo considerare la presenza dei genitori in corsia che a mala pena possono vedere o tenere in braccio i loro piccoli nati prematuri e sono meno preparati a portarli a casa dopo il periodo in ospedale. Il Family Integrated Care Model porta le madri e i padri all’interno del reparto di terapia intensiva neonatale, non come semplici visitatori, ma per prendersi cura attivamente e a tempo pieno dei loro bambini. Oltre all’allattamento, entrambi i genitori sono formati dagli infermieri per utilizzare apparecchiature e strumentazioni mediche essenziali, compilano alcune parti delle cartelle mediche e prendono parte alle decisioni quotidiane. Il modello FIcare ha registrato risultati molto incoraggianti, aumentando il tasso di allattamento al seno e riducendo lo stress dei genitori, sia in ospedale che dopo la dimissione.
Gli interventi al Simposio di Firenze li trovate (in inglese) sul sito web di Medela. In italiano sulla pagina Facebook.
Voi unimamme che ne pensate? Vi ricordiamo anche il nostro articolo su quanto allattare al seno faccia bene alla salute mentale sia del bambino che della mamma.
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