Charlie non andrà in America e non verrà sottoposto alla nuova terapia.
I nuovi test hanno dimostrato che si è aspettato troppo, e che l’atrofia muscolare è tale da non poter essere curata nemmeno con la terapia sperimentale di cui si è tanto parlato in questi giorni.
Charlie però non ha vissuto invano: i genitori hanno infatti intenzione di costituire, con i fondi raccolti, una Fondazione per la ricerca sulle malattie mitocondriali.
Inoltre l’avvocato dei genitori ha ribadito al giudice che occorre dare maggiore valore e ascolto alla volontà dei genitori. Cosa che purtroppo nel caso di Charlie Gard non è avvenuta.
I genitori, infine, tramite il loro legale, hanno chiesto di poter passare gli ultimi attimi con Charlie, sperando che venga loro concesso.
Il giudice, riconoscendo il merito ai genitori di Charlie, ha dichiarato: “nessun genitore avrebbe potuto fare di più“. E poi ha confermato ciò che aveva stabilito nell’udienza di Aprile: “il migliore interesse per Charlie è di morire“.
Un triste epilogo per Charlie e per i genitori, ma anche per tutte le persone, milioni, che hanno seguito la vicenda più o meno attivamente, per i genitori di bambini malati che continuano a sperare in terapie e nella ricerca, per i genitori che hanno perso i loro figli e che comprendevano bene il dolore di Chris e Connie.
Vi lasciamo però con alcune parole di Connie Yates durante l’udienza, estrapolate dai tweet dei 2 giornalisti presenti all’udienza Joshua Rozenberg e Rob Catterhall :
“Gli ultimi 12 mesi sono stati i migliori, i peggiori e quelli che hanno cambiato di più le nostre vite.
La qualità della vita di Charlie sarebbe potuta essere migliore se si fosse intervenuti prima. Il nostro bambino è stato lasciato adagiato per mesi senza trattamenti, lasciando che la sua malattia lo deteriorasse fino al punto di non ritorno.
Ora il trattamento non è nel migliore interesse di Charlie e lo lasceremo andare. Charlie aveva una possibilità reale di stare meglio se il trattamento fosse iniziato prima.
Non ci sono vincitori. Ma non è troppo tardi per gli altri. Lui non è vissuto invano. Nostro figlio è un guerriero e vivrà legalmente per sempre. Il suo spirito vivrà per l’eternità.”.
Care unimamme, le parole di Connie, seppur dolorose trasmettono speranza: sicuramente a Charlie e ai suoi genitori va riconosciuto il merito di aver scosso l’opinione pubblica, di aver aperto confronti, dibattiti, di aver squarciato un velo su argomenti che spesso non vengono trattati sufficientemente: il diritto alla vita e la dignità di vita.
Una malattia rara non può essere obbligatoriamente una condanna, e questo oggi, anche grazie a loro, in tanti lo hanno capito.
Quindi a Charlie e ai suoi genitori va, oltre al nostro affetto, un sentito grazie!
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