Connie e Chris, i due genitori che fino alla fine hanno lottato con il figlio, hanno accettato di lasciare andare Charlie “con gli angeli”, dopo che gli esperti, l’americano Hirano e l’italiano Bertini hanno constatato l’impossibilità di avviare il piano terapeutico sperimentale per le condizioni oramai compromesse del piccolo.
“La salvezza di Charlie poteva essere un’ipotesi se si fosse arrivati in tempo” ha dichiarato il professor Bertini, primario di malattie muscolari e neurovegetative al Bambino Gesù.
I genitori durante l’udienza hanno anche confermato la volontà di volerlo fare a casa e non in ospedale né tantomeno in un hospice. Per farlo però devono essere aiutati: il medico di famiglia e alcune infermiere che hanno seguito il figlio al Great Ormond Street Hospital (Gosh) si sono offerti volontari e una azienda privata si è dichiarata pronta ad offrire gli strumenti necessari. Ma all’ospedale non basta: non basta un pediatra generico ma occorre un medico specializzato in terapia intensiva.
Ed è questo che i genitori ora cercano disperatamente: la mamma di Charlie ha infatti lanciato un appello su Facebook.
“Con urgenza abbiamo bisogno di un consulente pediatrico di terapia intensiva che si faccia avanti per assistere e facilitare con un ricovero in un hospice entro le 12 di domani, con pagamento privato. Vi prego di aiutarci!! Potete contattare James (il padrino di Charlie) su jamesevers1039@gmail.com vi preghiamo di contattarci via e-mail solo se potete aiutarci! Abbiamo bisogno di un po ‘ di pace con il nostro bambino 💔 xxx”
Il giudice ha infatti concesso solo fino a oggi a mezzogiorno (le 13 italiane) per giungere a un accordo tra ospedale e genitori sul luogo e le modalità. I genitori infatti vorrebbero avere un po’ di tempo per permettere a parenti e amici di salutare il figlio ma se tale accordo non verrà raggiunto Charlie verrà trasferito in un hospice e i macchinari verranno staccati subito dopo.
I genitori così non solo non potranno mantenere la promessa fatta al figlio, di farlo morire in casa, nel suo letto, ma dovranno assecondare fino all’ultimo le volontà dei dirigenti ospedalieri.
Che dire unimamme, noi speriamo che questa storia, drammatica e che ci ha coinvolto enormemente, possa avere una fine diversa, che i genitori possano davvero trovare pace, sapendo di aver lottato fino alla fine, e riuscendo a salutare il loro bambino nel modo in cui sentono sia giusto fare.
E voi che ne pensate?
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