Gli stereotipi di genere sono così diffusi che nemmeno ce ne accorgiamo. Fin da piccolissimi bambini e bambine vengono inquadrati in schemi ben precisi, relativi ai giochi a loro destinati e all’abbigliamento. Già i colori sono molto netti fin dal momento in cui i neonati vengono al mondo: rosa per le femmine, azzurro per i maschi. Finché si tratta di fiocchi per neonati, non c’è nulla di male. Ma quando questa differenziazione si protrae in seguito, in modo molto netto e stereotipato sorgono i primi problemi. Come sottolineano gli studiosi.
Gli stereotipi di genere possono rovinare le bambine, la loro educazione, l’istruzione, le aspettative e le occasioni per il futuro. Il marketing e le semplificazioni della nostra società vogliono le bambine immerse in un mondo tutto colorato di rosa: dai giochi ai vestiti ai prodotti per l’igiene. Un mondo iperfemminile e quasi fatato, dal quale però sono esclusi ambiti di attività che non hanno ragione di essere escluse. Una caratterizzazione del femminile che da qualche anno è addirittura accentuata rispetto al passato.
Le bambine in questo mondo sono viste spesso come principesse, con un ruolo futuro da mamme, insegnanti, ballerine, persone che si occupano della cura della casa e della famiglia. Questo immaginario stereotipato influisce sulle bambine molto piccole, con il rischio di impedire un naturale interesse per le discipline e le attività tecniche e scientifiche, che ancora oggi spesso vengono considerate solo adatte ai maschi.
Un avvertimento in questo senso è arrivato dall’Institution for Engineering and Technology del Regno Unito, sottolineando che i giocattoli di genere rivolti alle bambine le scoraggiano dall’intraprendere studi tecnici o di ingegneria:
Il problema, però, non sono solo i giocattoli. Alcuni ricercatori americani hanno indagato sull’età in cui le bambine iniziano a pensare di essere meno intelligenti dei maschi.
Si tratta di un processo molto sottile, per cui i ricercatori hanno esaminato più di 400 bambini provenienti da background molto diversi e le hanno sottoposte a differenti test psicologici.
Gli studiosi hanno accertato che le bambine iniziano a pensare di essere meno intelligenti dei maschi a sei anni di età, perdendo così fiducia nelle capacità intellettuali del loro genere. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Science.
Nei test ai bambini tra i 5 e i 7 anni sono state raccontate due storie:
Poi ai bambini è stato chiesto quale storia si riferiva ad una bambina e quale da un bambino. All’età di cinque anni, i bambini erano sicuri che la persona molto intelligente fosse un bambino e le bambine erano certe fosse una bambina.
All’età di sei anni, invece, le bambine avevano cambiato idea e pensavano che la persona intelligente fosse un bambino. Appena 12 mesi in più per avere una percezione diversa.
Secondo i ricercatori gli ultimi anni di scuola d’infanzia e l’inizio della scuola elementare sono cruciali. In questo periodo i bambini acquisiscono diversi stereotipi sui generi e le capacità intellettuali.
Come spiega il ricercatore dell’Università di Washington Dario Cvencek, i bambini all’inizio comprendono a quale genere appartengono, poi non solo imparano a fare attenzione a come la società tratta le persone del loro stesso genere, ma applicano quegli stereotipi a loro stessi. Purtroppo gli stereotipi sulla matematica e le materie scientifiche vengono assorbiti in tenera età.
Già all’età di 7 anni, quasi il 75% di bambine e bambini ha acquisito lo stereotipo che le bambine non sono portate per la matematica, spiega il ricercatore.
Stereotipi che purtroppo rimangono con il passare degli anni. Anche molte ragazze adolescenti sono convinte che i loro coetanei maschi faranno meglio di loro. Tuttavia a questa età si verifica un fenomeno curioso. In quasi tutti i Paesi del mondo, intorno ai 15 anni le ragazze vanno meglio a scuola dei ragazzi, anche nelle materie scientifiche e in matematica. Questo accade nonostante le influenze politiche e sociali, anche in Paesi non proprio femministi, come il Qatar o la Giordania.
La presenza di donne nelle università è però ancora scarsa in quegli insegnamenti come fisica o scienze informatiche, i cosiddetti lavori “brillanti”, che stereotipi culturali duri a morire identificano come settori prettamente maschili, si legge sul Financial Times.
Il problema è culturale. Nell’immaginario tendiamo a vedere come lavori da uomo quelli di ingegnere, scienziato, medico, matematico e programmatore di computer (non è un caso che in italiano questi termini siano tutti al maschile).
Anche se le bambine vengono educate con i principi delle pari opportunità, un conto è la teoria e altro è la pratica. La teoria è quello che viene insegnato loro a scuola, la pratica quello che vedono tutti i giorni, in famiglia e nell’ambiente circostante. Così le bambine fanno presto ad imparare gli stereotipi e ad adeguarsi di conseguenza. Ecco perché è importante intervenire quando le bambine sono ancora piccole, per evitare che gli stereotipi attecchiscano e che le bambine finiscano per ritenersi meno intelligenti dei maschi.
Voi unimamme che ne pensate?
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