Ci sono delle storie che meritano di essere raccontate, innanzitutto perché ci consentono di conoscere nuove tecniche in grado di salvare vite umane, ma anche perché danno speranza a quelle coppie di genitori ai quali durante la gravidanza viene magari fatta una diagnosi sul nascituro.
E’ ciò che accaduto a una coppia di sposi canadesi, Kristine Barry e il marito Christopher Havill che durante i normali controlli della gravidanza, hanno scoperto che il bambino che aspettavano aveva una grave malformazione congenita al cuore: le due principali arterie cardiache erano invertite e le pareti interne del cuore erano sigillate, in questo modo il sangue non poteva scorrere tra le camere del cuore per trasportare ossigeno. Finché Sebastian era nell’utero l’ossigeno lo riceveva dalla placenta. Ma una volta nato, respirando con i polmoni e con il cuore non funzionate, non sarebbe riuscito a sopravvivere che per pochi minuti. Troppo pochi per tentare un intervento sul momento e salvargli la vita. Il parto, poi, sarebbe stato traumatico sia per il piccolo Sebastian che per sua mamma.
Kristine racconta che quando ha sentito suo figlio urlare alla nascita è stato “il più bel suono che avessi mai sentito“.
“Ci hanno sempre detto che sarebbe stato blu“ e che non avrebbe vocalizzato per la mancanza di ossigeno racconta questa mamma. Ma quando Sebastian è nato al Mount Sinai Hospital di Toronto era roseo e urlava.
Il parto sarebbe stato diverso e sicuramente traumatico se Sebastian non fosse stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico al cuore cinque giorni prima di nascere, mentre era ancora nell’utero della mamma. L’operazione è stata inevitabile, altrimenti Sebastian avrebbe rischiato di morire subito appena nato.
I medici così hanno deciso di agire prima, con un delicato e rischioso intervento cardiaco in utero, ma necessario per salvare il bambino.
Il piccolo quando era ancora nell’utero è stato sottoposto a settoplastica atriale con palloncino, che ha aperto un varco tra le due camere cardiache.
Sebastian è stato operato lo scorso 18 maggio da un team di specialisti, con altri chirurghi pronti ad intervenire nel caso fosse necessario un taglio cesareo. I medici hanno utilizzato un ago per inserire il palloncino prima nell’utero della mamma e poi nel cuore del bambino. Ago e palloncino hanno creato un piccolo buco tra le pareti del cuore del bambino per permettere al sangue e all’ossigeno di circolare.
L’intervento ha avuto successo. Poi il 23 maggio, cinque giorni dopo, Sebastian è nato con parto vaginale indotto e tutto è andato bene. Il papà, Christopher, è riuscito a tagliare il cordone ombelicale e a scattare qualche foto.
Nello stesso giorno della sua nascita, al piccolo Sebastian è stato applicato di nuovo il palloncino al cuore, ripetendo lo stesso intervento eseguito cinque giorni prima. Questo per assicurare ulteriormente la circolazione sanguigna tra le camere cardiache.
Una settimana dopo, il bambino è stato infine sottoposto ad un vero e proprio intervento chirurgico a cuore aperto per correggere il difetto cardiaco congenito.
Due mesi dopo Sebastian è stato dimesso dall’ospedale ed è tornato a casa.
Tutto è bene quel che finisce bene. Ora Sebastian Havill è un bambino sano, potrà fare e sport e avere una vita normalissima. La cicatrice dell’intervento chirurgico si vedrà pochissimo, come si legge su CBC News
Il tipo di intervento chirurgico cardiaco prenatale a cui è stato sottoposto Sebastian è stato eseguito già altre volte, anche nello stesso ospedale canadese, ma è la prima volta che viene applicato ad un bambino con le due principali arterie cardiache invertite.
Questa coppia ha anche aperto una pagina facebook in cui condividere la loro esperienza con Sebastian e la TGA, la Trasposizione delle Grandi Arterie, dove troverete queste e altre meravigliose immagini di questo piccolo guerriero!
Che dire unimamme? Conoscere queste storie allarga il cuore in tutti i sensi, senza bisogno di palloncino!
Vi ricordiamo il nostro articolo: Il primo bambino al mondo con doppio trapianto di mani è tornato a giocare.
VIDEO: il piccolo Sebastian e l’intervento al cuore in utero
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