Davanti a guerre e violenze nel mondo a volte ci si sente impotenti, invece esiste un gruppo di persone che hanno deciso di fare qualcosa per riportare il sorriso, anche solo per qualche istante, sul volto dei bambini nei campi profughi.
Clown nei campi profughi: l’aiuto attraverso la risata
Stiamo parlando del The Flying Seagull Project, un’associazione fondata nel 2007 da Ash Perrin il cui scopo è quello di diffondere amore e risate negli ospedali, negli orfanotrofi, nelle comunità emarginate, nei campi profughi e perfino negli slums.
Nel campo profughi di Idomeni, in Grecia, i clown di Flying Seagull Project hanno organizzato giochi e show per i bambini.
Amazing Humans: Making children smile again
Every child deserves the right to play.
Pubblicato da BBC Three su Sabato 12 agosto 2017
Perrin ha notato un miglioramento nel comportamento dei bimbi dall’inizio della loro attività: “bastano solo 15 minuti per vedere il loro volto cambiare. Arrivano con volti duri, come gli adulti, ma nel momento in cui ci notano è il bambino vulnerabile che vediamo”.
I giochi che vengono organizzati sono basati su suoni e movimenti che sono facili da comprendere senza utilizzare il linguaggio “se hai bisogno di parole per spiegarlo, allora rinuncia subito”.
Perrin spiega che eliminare le parole ha un effetto inclusivo, un cerchio inoltre è una struttura molto forte, perché non c’è un inizio o una fine, nessuno deve essere messo davanti.
Persino Perrin deve ammettere però che sui bambini sono evidenti i segni di traumi.
“Vediamo i bambini che sono i piccoli più dolci del mondo e l’istante successivo diventano violenti”.
Come accennato lo scopo di questa associazione è quello di portare ai bimbi momenti di gioia infantile attraverso giochi e risate.
“Vogliamo creare qualcosa che faccia sentire leggeri e curati, più di avere qualcosa da mangiare o un letto in cui dormire”.
La psicologa Jayne Crimes, che ha lavorato nei campi profughi sottolinea che uno dei benefici di un gruppo come questo è quello di creare un momento di sicurezza. “Permette ai bimbi di connettersi con i coetanei, è un’esperienza strutturata, ma divertente, che dà loro modo di dimenticarsi per un po’ delle brutte cose avvenute”.
I genitori di questi piccoli spiegano che non è facile gestirli, perché non hanno niente da fare, così litigano, sono violenti coi fratelli, bagnano il letto che è sinonimo di ansia.
Perrin progetta di continuare il suo operato nei campi profughi: “hanno bisogno di supporto emotivo e sostegno morale. Altrimenti avremo dei bambini che cresceranno con gravi problemi psicologici”.
Secondo lui c’è il rischio che, tra 10 anni, questi giovani siano confusi, psicologicamente a disagio con le persone. “Allora il processo di aiutarli sarà molto più difficile e complesso. Per questo dobbiamo fare subito qualcosa per cambiare l’atmosfera, iniettare positività. Dobbiamo fare qualcosa ora” dichiara su The Guardian.
Unimamme, voi cosa ne pensate di The Flying Seagull Project?
In 9 anni hanno realizzato 3000 spettacoli ottenendo 82 mila sorrisi, come si legge sul loro sito.