Giunti alle soglie del rientro al fischio della campanella si fanno i conti con i compiti delle vacanze: di chi li ha terminati da tempo e chi, invece, sta facendo una maratona finale.
9 milioni di alunni, dai 3 ai 18 anni, sono stati chiamati ad organizzare la pausa estiva alternando riposo, nuove esperienze e tempo da dedicare agli studi.
Forse non tutti sanno che l’Italia è il Paese europeo con più ore trascorse dietro i banchi di scuola,
ma vanta anche il primato di vacanze estive più lunghe.
Ancor peggio di noi è la Bulgaria, con 15 settimane, ma solo per le scuole elementari.
Gli Stati Uniti hanno provato a studiare quanto incide la mancanza di studio (estivo) sull’apprendimento scolastico.
In questo Paese, anch’esso contraddistinto da una pausa estiva piuttosto lunga, si registra il Summer Learning Loss, la perdita di apprendimento estivo che avviene durante le vacanze estive e che colpisce, in modo particolare, le abilità linguistiche.
Morena Sabella, ricercatrice all’Università La Sapienza di Roma, ha studiato questo fenomeno attestandone gli effetti anche sugli alunni italiani.
La vacanza estiva incide:
sulle capacità linguistiche dei ragazzi, ma non per tutti nello stesso modo.
I bambini esposti ad esigue esperienze significative e stimolanti per l’apprendimento sono, ovviamente, più a rischio.
Gli studenti che invece hanno avuto più occasioni per essere stimolati culturalmente tornano a scuola con un bagaglio linguistico migliore.
Si parla quindi di un divario che non concerne solo l’apprendimento scolastico, ma anche il mancato sviluppo delle competenze non cognitive, come:
Per fortuna scuola e insegnanti possono far recuperare, durante l’anno scolastico, gli alunni con un background svantaggiato.
Purtroppo le differenze crescono negli anni e l’accumulo delle perdite estive incide anche sulla scelta di proseguire gli studi.
I risultati della ricerca servono come monito, per i genitori e gli educatori, a cercare di garantire e stimolare interessi e opportunità nei piccoli.
Inoltre, il percorso scolastico dovrebbe continuare in modo stimolante, anche durante la pausa estiva.
Il consiglio è quello di favorire l’approccio alla lettura. Un buon libro, che venga scelto dal bambino, può aiutare a sviluppare la loro curiosità e il loro entusiasmo verso la conoscenza.
Provateci e, soprattutto, date il buon esempio, un buon libro fa sempre bene a tutti.
Cosa ne pensate di questi studi di cui si parla su Il Sole 24 ore?
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