Un papà, Troy Austin, ha partecipato ad una maratona di 42 km spingendo un passeggino vuoto. Diverse persone gli hanno rivolto la frase: “Hei amico, hai perso tuo figlio!” e questo è ciò che Troy voleva che facessero.
Una storia straziante, ma allo stesso tempo piena di speranza che viene dall’Australia.
Troy Austin è un papà che ha condiviso sul suo profilo Facebook una foto di lui che corre una maratone di 42 km con un passeggino vuoto.
Ecco ciò che ha raccontato:
“‘Hey amico hai perso tuo figlio‘
Questa frase è stata una spada a doppio taglio, una frase che è stata detta innocentemente durante la maratona dello scorso finesettimana.
Non appena ci siamo allineati alla partenza con altri che spingevano passeggini e i loro bambini, correndo per una buona causa.
Questa frase mi è stata detta per la prima volta. “Si è questo il punto” il sorriso è sparito dalla sua faccia e si è avvicinata per un abbraccio scusandosi. Io ho sorriso perché in quel momento era la reazione che stavo cercando ed è stato l’ultima volta che è accaduto durante il giorno.
Ero lì per supportare Brett e Robert perché loro stavano correndo per la nostra fondazione, ed era anche la prima maratona di Brett che era davvero felice di stare accanto a me. Ciò perché ogni volta che mi veniva detto “Hei amico hai perso tuo figlio” mi serviva un buon amico accanto a me che parlasse così che il mio labbro inferiore non tremasse, mentre pensavo a un modo veloce per dire si, ho perso mio figlio e non lo riavrò indietro. Mentre la corsa continuava l’assalto era implacabile, e arrivati al secondo giro ho sentito dall’altoparlante…”ecco un vecchio amico e sembra che abbia perso il figlio” con risate dalla folla.
Alcune volte ho potuto spiegare perché il passeggino era vuoto…altre volte abbiamo sorriso e siamo andati avanti. No non puoi sederti e avere un passaggio, no non riprenderò mio figlio all’ultimo giro (mi piacerebbe). Negli ultimi 10 km sia io che Brett abbiamo capito che alcuni ridevano perché non sapevano cosa dire o non volevano pensarci. Innocentemente non realizzando cosa volessi dire e non sapendo cosa fare una volta che l’aveva capito.
T.G. avrebbe avuto 1 anno e mezzo e sarebbe stato nel passeggino, ma non c’era eredità, non c’era ragione né conoscenza del perché fino a che ci è stato detto che era morto non avevamo idea che potesse accadere.
100 e più persone hanno saputo che ho perso mio figlio lo scorso finesettimane, anche se non l’hanno capito.
Grazie Brett per aver condiviso con me questo viaggio, raccogliendo fondi per il nostro piccolo ragazzo. Congratulazioni a questa prima maratona e all’allenamento che ti ha portato qui.
Grazie Run with Rob per aver supportato la nostra fondazione quest’anno perché tutti i soldi che la fondazione di T.G. vanno direttamente a Sands Qld per aiutare le nostre comunità.
Penso che il passeggino vuoto debba stare qui…non vuoto. Mio figlio era con noi.”
Il piccolo T.G. avrebbe avuto 18 mesi quando lo scorso 20 agosto suo papà stava correndo la 7a Maratona della Sunshine Coast in Australia, nel Queensland.
T.G. però non c’era, non poteva esserci, perché è nato morto a 27 settimane di gravidanza. Per questo suo papà, Troy Austin ha deciso di portarlo comunque con sé, almeno nel ricordo.
Troy ha raccontato che lui e la moglie erano andati ad un controllo di routine ma il medico gli ha comunicato purtroppo che non c’era battito. Dopo 3 giorni Kelly ha dovuto partorire il figlio.
“Funziona come una nascita normale, ma non lo è. La mamma ha le contrazioni, il papà la aiuta con il dolore.” ha raccontato Troy.
Troy racconta che volevano entrambi incontrare il loro primo bambino. Dopo la nascita TG è stato pesato, misurato e avvolto, e poi consegnato nelle braccia dei suoi genitori, che sono potuti rimanere con lui per tutta la notte.
Il gesto di Troy – a cui è impossibile pensare senza versare qualche lacrima – ha rappresentato non solo un omaggio al figlioletto che non ha mai potuto conoscere questo mondo, ma anche e soprattutto un segnale di sensibilizzazione nei confronti di tutti i bambini nati morti e delle loro famiglie.
I genitori che hanno perso un figlio vogliono sentire il nome del loro figlio, vogliono sapere che il figlio è esistito, anche per gli altri, spiega Troy.
Troy e sua moglie Kelly non potranno mai dimenticare il loro bambino, e non vogliono dimenticarlo. Ma hanno voluto trasformare il loro dolore immenso in qualcosa di positivo.
Dopo l’esperienza terribile che hanno dovuto affrontare, hanno deciso di aprire una pagina web per la raccolta di fondi a sostegno delle famiglie con bimbi nati morti. La pagina web si chiama T.G.’s Legacy. Troy ha spiegato che l’obiettivo è quello di aiutare la comunità a comprendere che si può e si deve parlare dei bambini nati morti, e che il personale negli ospedali deve essere sempre più formato per supportare i genitori come Troy e Kelly.
“Sei famiglie al giorno, devono affrontare l’orribile esperienza della morte dei loro bambini alla nascita e la consapevolezza che non potranno mai creare una vita di amore e ricordi con il loro bambino. Il dolore di non aver potuto realizzare questo li accompagnerà per sempre“, hanno scritto Troy e Kelly sulla loro pagina. Per questo motivo hanno deciso di lanciare la loro campagna, per sensibilizzare su un dramma che è molto più frequente di quanto si creda, ma sul quale c’è troppo silenzio.
“Correre una maratona non si avvicina nemmeno lontanamente al dolore che si prova quando si sente un medico pronunciare le parole ‘non sento il battito cardiaco’, ma aumenterà la consapevolezza che può accadere (troppo spesso)”, ha detto Tory. Il piccolo T.G. rimarrà sempre nel cuore dei suoi genitori.
Una storia alla quale è difficile rimanere indifferenti.
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VIDEO: papà corre la maratona con il passeggino vuoto
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