Io non ho mai allattato, per scelta. Devo dire che con il tempo le cose sono migliorate, ma mi è capitato di sentirmi dire che sono una pessima madre e che le mie figlie hanno avuto in sorte la persona sbagliata.
Con Paola ci ho provato, ma lei non si attaccava e io dovevo tirarmi il latte ogni 3 ore: mi sentivo una mucca, non una persona. Senza contare che dopo 3 settimane sono dovuta rientrare al lavoro, quindi non avrei potuto allattarla a richiesta, non potevo stare tutto il tempo con lei come se avessi avuto una reale maternità.
Con Vittoria invece non ho avuto dubbi: mi sono fatta dare le pastiglie per mandare via il latte e l’ho subito allattata con il biberon. Non mi sono mai pentita della mia scelta.
Data l’esperienza terrificante con la mia prima bambina, ho capito che l’aspetto più importante per l’allattamento è lo stare bene. Leggo di mamme che sono estasiate da questo momento e che addirittura non vorrebbero più smettere. Buon per loro: io invece non l’ho trovato così poetico e ho scelto altri modi per costruire un legame con le mie figlie.
Ricordo che in molti hanno tentato di convincermi a provare ad allattare Vittoria e allora ho chiesto consiglio al pediatra, raccontandogli anche della mia esperienza con la depressione post partum: “Signora, l’importante è come si sente lei. Se l’allattamento la preoccupa, dia il biberon”. E così ho fatto: non allattare mi ha permesso di essere meno ansiosa e di avere una ripresa più veloce. Me l’ha detto anche un’ostetrica illuminata: “Una volta seguivo una mamma che a causa dello stress per l’avvio dell’allattamento si è fatta venire una dermatite. Allora le ho detto di smettere, perché le stava provocando un disagio”.
Eppure l’allattamento è ancora un argomento tabù: se una donna vuole magari smettere dopo i canonici 6 mesi – quelli consigliati dall’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità – si sente dire che è presto, che è un peccato e magari va avanti contro voglia.
Vorrei sapere in quante allattano per piacere o perché ormai hanno avviato l’allattamento e giustamente il bambino continua a volere il latte dalla mamma.
Allattare è molto faticoso – certo, altrettanto gratificante – ma spesso la notte ci si sveglia ogni 3 ore e se la mattina bisogna andare al lavoro, si ha una privazione di sonno importante.
Certo, fa perdere un sacco di calorie e sicuramente questo è un lato positivo, ma la verità è che bisogna poter scegliere, anche per evitare problemi di ansia e depressione.
Sono dello stesso parere anche le dottoresse Vivien K. Burt, Sonya Rasminsky e Robin Berman sul Washington Post: “Come psichiatre specializzate nel trattamento di donne che soffrono di depressione e ansia durante la gravidanza e nel post partum, abbiamo visto finora molte neo mamme molto afflitte per le quali l’allattamento è una sorta di auto recriminazione”.
Sì, perché il problema è anche quello di darsi delle colpe inutili, visto che magari in famiglia o le ostetriche fanno notare che non riescono ad allattare. A me per esempio dissero che il problema ero io. E come si può aiutare una neo mamma a capirci qualcosa dopo la nascita, soprattutto di un primo figlio, se le si fa sentire in colpa?
Bisogna che le mamme si sentano libere di compiere le proprie scelte – compresa quella di non allattare – in maniera consapevole e serena, senza le aspettative – e le offese gratuite a volte – che la società e le famiglie impongono loro.
E voi unimamme cosa ne pensate?
Intanto vi lasciamo con il post che parla di allattamento al seno e perché lo si può odiare (per i giusti motivi).
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