Unimamme, oggi vogliamo raccontarvi l’esperienza di una mamma, una storia che potrebbe essere simile a quella di altre mamme che soffrono in silenzio.
Elizabeth Comensky è una mamma che si batte per tutti i genitori che hanno dovuto affrontare aborti o la nascita di un figlio morto.
Dopo aver concepito la sua primogenita Gemma, Elizabeth cercando di darle dei fratellini o sorelline ha purtroppo dovuto fronteggiare tre drammatiche esperienze, due aborti spontanei e un figlio nato morto.
Nonostante la sua giovane età, ha 28 anni, Elizabeth è una donna consapevole, che vuole diffondere maggior consapevolezza su questo argomento e su ciò che affrontano i genitori come lei. Elizabeth spera che condividendo la sua esperienza potranno cambiare i pregiudizi nei confronti di tutto questo.
“Credo che la maggior parte delle persone, quando pensano a un aborto spontaneo, immaginano una donna che sanguina per alcuni giorni o settimane dopo aver scoperto di essere incinta.
Questo non potrebbe essere più lontano dalla mia esperienza. Due dei miei 3 aborti sono avvenuti nel secondo trimestre, significa che avevo passato la zona sicura e non avevo alcun sintomo di aver perso i bimbi.
Quando sono andata dal dottore per la mia visita di controllo a 18 settimane, sono rimasta presa alla sprovvista quando lui non è riuscito a trovare il battito, in quel momento ho lasciato il mio corpo e ho continuato a gridare: “non ancora, non di nuovo”.
Tre giorni dopo a Elizabeth hanno indotto il parto, e Stella è nata con il cordone ombelicale intorno al collo. “tre infermiere hanno lasciato me e mio marito del tempo per fare le coccole e riposare con Stella, per 6 incredibili ore”.
“Era la prima volta che mi sentivo in pace da quando avevamo saputo che l’avevamo persa. Non ci sono parole per descrivere come ci si sente a dire ciao e addio alla tua bambina nello stesso giorno“.
Quando ha avuto il secondo aborto, poco prima che la sua prima figlia compiesse un anno, Elizabeth era incinta di 15 settimane e 3 giorni.
“Ci hanno detto che nonostante questo fosse un aborto spontaneo tardivo erano dovuto, molto probabilmente, a un’anomalia cromosomica e che non sarebbe successo ancora”.
Sei mesi dopo però Elizabeth ha dovuto affrontare un altro aborto spontaneo a 8 settimane.
“Una gravidanza dopo una perdita è diversa da una gravidanza normale, la tua ansiosa attesa per gli ultrasuoni e la rassicurazione di un cuore che batte. Una perdita precedente ruba molta più gioia di ciò che una normale e ingenua maternità dovrebbe, ma porta anche molto più apprezzamento e gratitudine. Non ti preoccupi più se avere un maschio o una femmina, ti preoccupi solo di avere un bambino“.
“Vorrei che le persone sapessero che avere un aborto spontaneo isola, è come se ciascuno andasse avanti a fare le sue cose come se non fosse successo niente ma è come se il tuo mondo arrivasse a uno stridulo alt”.
Elizabeth fa notare che il termine aborto è offensivo perché pone tutta la colpa sulle mamme.
Spera inoltre che le persone ci pensino 2 volte prima di usare la formula “perdita in gravidanza”.
“Si hai perso la gravidanza, ma è molto di più di questo. Perdi il tuo bambino, il futuro che hai pianificato per te stessa, tutte le esperienze future con tuo figlio, perdi la fede. Perdi fiducia nel tuo corpo, perdi te stessa”.
Nonostante il dolore Elizabeth ha scelto di condividere le immagini che ha scattato della sua Stella perché pensa che possano aiutare altre mamme ed è determinata a conservare la memoria di Stella nella sua famiglia “penso a un modo bellissimo per cancellare la vergogna e lo stigma che circondano l’aborto spontaneo, celebrando la vita che è stata creata, per quanto breve sia stata. Per me e per mio marito è stato davvero terapeutico fare un servizio funebre per il nostro primo angelo. Le sue ceneri sono state benedette, abbiamo letto ad alta voce lettere per lei, abbiamo rilasciato palloncini in suo onore”.
E conclude dando un consiglio a tutte le mamme come lei: “Piantate un albero in ricordo del vostro bambino, fate un tatuaggio, un diario. Fate tutto ciò che ritenete giusto per elaborare la perdita“.
Unimamme, cosa ne pensate dell’esperienza di questa coraggiosa mamma, raccontata su The Stir, e del modo in cui ha deciso di condividerla?
Noi vi lasciamo con un servizio fotografico che due genitori hanno realizzato in ricordo della figlia.
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