Il Maestro Camillo Bortolato, dopo 40 anni di insegnamento nella scuola primaria, ha elaborato un nuovo metodo che si chiama “Analogico”, di cui si è parlato recentemente al Convegno “Insegnerò al volo”, organizzato dal Centro Studi Erickson di Trento e svoltosi al Palacongressi di Rimini.
Si tratta di un metodo che è già stato sperimentato da diversi insegnanti e scuole primarie su più di un milione di bambini. In che cosa consiste esattamente? Vediamolo insieme.
Il metodo analogico si basa sulla maniera naturale di apprendere mediante metafore e analogie, senza che i bambini si rendano conto di imparare come farebbero con il metodo tradizionale, visto che – esattamente come nella vita di tutti i giorni – noi prima vediamo e poi riflettiamo su ciò che ci capita.
“L’idea è di fare pochissimo in classe. Solo l’essenziale. I bambini non vogliono spiegazioni parcellizzate. Vogliono imparare tutto subito, come con il computer” dice il maestro Bortolato a La Stampa.
Si tratta insomma di una didattica essenziale, che secondo Bortolato va verso la dissoluzione. Si chiama così perché è l’analogia e non la logica ciò che viene impiegato nell’apprendimento, visto che il mondo in cui viviamo è costruito proprio in maniera analogica, ovvero la trasformazione di un concetto in qualcosa di più semplice.
Prendiamo per esempio l’imparare a contare. Nel metodo analogico si chiama “Linea del 20” e si basa sulla capacità di imparare i numeri e i calcoli nelle prime settimane di scuola, senza troppo sforzo.
Per farlo si utilizzano le mani e le dita. Per indicare il numero 1 è semplice: per convenzione si parte da sinistra come quando si legge, e si alza il mignolo, mentre il resto della mano è chiusa a pugno. Anche il numero due è altrettanto semplice, mentre con tre dita siamo al limite della “visione a colpo d’occhio”, dopo la quale si procederà a contare a mente.
Però possono essere praticati degli accorgimenti per non impiegare la logica del cervello, ma solo la parte analitica: ad esempio quattro dita della mano vengono riconosciute immediatamente perché manca un dito per arrivare alla cinquina. E’ anche un modo per imparare le tabelline, visto che molti bambini non le imparano perché è uno sforzo molto faticoso tenere a mente tutti quei numeri.
Lo stesso metodo si può applicare anche alla lettura e alla scrittura: l’alfabeto viene presentato tutto assieme ai digrammi e ai trigrammi (come per esempio i suoni come ch, sc, gn) che da gruppi di parola diventano icone, per essere memorizzati più facilmente. Ogni bambino imparerà a leggere con il proprio metodo e ritmo.
Se volete saperne di più sul sito c’è anche una sezione di strumenti che si possono acquistare con la loro spiegazione e che possono aiutare nella lettura e nell’apprendimento dei numeri.
Una scuola più a misura di bambino, insomma. E voi unimamme cosa ne pensate?
Intanto vi lasciamo con il post che parla di vari metodi di insegnamento alternativi.
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