“Mai dire mongoloide”: un papà risponde ad un’offesa di Marco Travaglio (VIDEO)

maidiremongoloide
Portrait of little girl

Mai dire mongoloide. La risposta di un papà al direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, che aveva usato la parola “mongoloide” in senso dispregiativo durante un acceso dibattito politico in una trasmissione tv.

Le parole di Travaglio hanno ferito molte famiglie di persone con la da sindrome di Down e forte è stata la loro reazione. 

La parola mongoloide è nata per indicare le persone con questa sindrome per via della forma a mandorla dei loro occhi. Nel tempo poi ha preso un’accezione negativa e nel linguaggio comune è utilizzata come insulto. Una pessima abitudine che tutti dovremmo evitare. Ma che diventa ancora più grave quando chi la pronuncia è un personaggio pubblico, soprattutto se è un giornalista, che dovrebbe fare un uso accorto delle parole.

Mai dire mongoloide come offesa: l’appello di un papà e la risposta delle associazioni

In risposta a Marco Travaglio è intervenuto su Facebook Gianluca Marletta, papà di due bambini di cui uno con sindrome di Down, che ha pubblicato un video molto tenero ma molto efficace per rispondere a Travaglio.

Il papà ha pubblicato un video in diretta su Facebook in cui spiega perché non bisogna mai dire mongoloide. Il video lo ha girato con i due figli, un appello al direttore del Fatto Quotidiano, con tanto di invito a cena. Il video è molto divertente, il giovane papà spiega ai figli perché certe persone usano quella parola, cosa significa e perché viene usata in modo offensivo. Come se fosse una lezione per bambini, ma in realtà lo è per il direttore del Fatto Quotidiano. Il video è stato pubblicato con l’hashtag #maidiremongoloide ed ha già ricevuto migliaia di condivisioni.

Non è finita qui, però. Dopo la comprensibile reazione di famiglie down e associazioni che si occupano di bambini e adulti con sindrome di Down, Marco Travaglio ha fatto le sue scuse, ma lo ha fatto in un modo che è perfino peggio dell’offesa.

Prima di tutto Travaglio si è scusato solo dietro la richiesta delle persone offese e non di sua iniziativa. Una parola brutta, una espressione infelice può capitare a tutti, basta avere l’umiltà di riconoscerlo.

In secondo luogo Travaglio, nel porgere le sue scuse ha risposto minimizzando l’episodio, come se fosse una cosa di poco conto, una battuta che non voleva offendere nessuno, usata solo nella polemica con il suo interlocutore. Travaglio non ha mostrato sincero dispiacere per le sue parole, ma ha insistito nel giustificare se stesso.

In terzo luogo, ed è pure peggio, ha perfino rincarato la dose, offendendo tutte le persone con disabilità e non solo quelle con la sindrome di Down. Ha infatti spiegato che per “mongoloidi” lui intendeva gli “handicappati mentali“. Così, invece di scusarsi con le persone con sindrome di Down le ha insultate di nuovo.

Ecco come si sono svolti i fatti:

Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas Onlus (Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva o relazionale) e genitore di una persona con Sindrome di Down, ha chiesto le scuse di Marco Travaglio, per il suo intervento infelice alla trasmissione Otto e Mezzo, condotta in prima serata da Lilli Gruber su La7:

“”Andate pure avanti a trattarli come mongoloidi”. Questa è la frase pronunciata dal giornalista Marco Travaglio rivolgendosi a Gianrico Carofiglio durante la trasmissione Otto e Mezzo de La7 del 20 settembre, condotta da Lilli Gruber, per definire il modo con cui a suo parere vengono trattati gli elettori di un movimento politico.

Siamo certi che Marco Travaglio non abbia voluto consapevolmente offendere le persone con Sindrome di Down, ma si è conformato, come purtroppo ancora in molti fanno, ad un linguaggio che nell’accezione comune tende a considerare le persone con disabilità in termini negativi e stigmatizzanti. A prescindere dalle sue intenzioni e dal contesto, stupisce che quanto accaduto abbia come protagonista proprio chi lavora con le parole e che a maggior ragione dovrebbe sapere quanto possano incidere negativamente determinati termini che riportano a quanto di più odioso ci possa essere per definire una persona con la Sindrome di Down. Stupisce anche che la conduttrice della trasmissione non abbia rilevato in diretta l’utilizzo improprio della frase e il fatto che l’emittente abbia proposto sul suo sito web il video del confronto con una didascalia che riporta il termine utilizzato da Travaglio inserendolo semplicemente, come se nulla fosse, tra due virgolette.

Non siamo più disposti a tollerare un linguaggio che ferisce e offende le oltre 40.000 persone con Sindrome di Down e loro familiari che vivono in Italia: queste persone si aspettano almeno le scuse di Marco Travaglio e dell’emittente La7, nonché della conduttrice di Otto e Mezzo Lilli Gruber”.

Il 22 settembre sul Fatto Quotidiano, Travaglio ha risposto così:

Caro Speziale (e cari amici dell’Anffas), come lei stesso riconosce il mio intento era tutt’altro che quello di offendere le persone affette da sindrome di Down e le loro famiglie. Anche perché ne conosco personalmente diverse, e so di avere soltanto da imparare da loro. Nell’enfasi polemica con lo scrittore Gianrico Carofiglio, intendevo fargli notare che stava trattando assurdamente 8 milioni e rotti di elettori dei 5Stelle come altrettanti handicappati mentali che votano senza sapere quello che fanno. Non credo che, se avessi detto “lei li scambia tutti per dei matti” o “per dei dementi”, avrei offeso i malati psichiatrici, o le persone affette da demenza, e i loro famigliari. Se però con le mie parole, rivolte a un interlocutore con cui stavo polemizzando e non certo alle persone affette da sindrome di Down, ho involontariamente offeso qualcuno, me ne scuso dal più profondo del cuore“.

Una risposta che ha suscitato profondo sconcerto.

Sulla pagina pagina Facebok Emma’s Friends Martina Fuga, membro del Consiglio direttivo del CoorDown e mamma di Emma, una bambina con la Sindrome di Down, ha scritto:

Quando le scuse sono peggio dell’offesa! Lei lo sa Signor Travaglio che le persone con sindrome di Down votano? Lei lo sa che votano sapendo quello che fanno? Lo sa che vanno a scuola? Lo sa che molti hanno un lavoro vero? Lo sa che ci sono persone con sindrome di Down che vanno a vivere da sole? Lo sa quanto hanno combattuto insieme con le loro famiglie per non essere chiamati “mongoloidi” e per non sentire nei cortili delle scuole, al bar o nelle piazze quel termine usato per offendere? “Handicappati mentali che non sanno quello che fanno?”: io credo che sia lei che non sa quello che dice! Non bastava dire: “Scusate, ho sbagliato, mi dispiace di avervi offeso”? Riconoscere un proprio errore a volte può essere un gesto talmente raro da risultare eroico! Le manderemo un dizionario di sinonimi e contrari così quando sarà preso da altre enfasi polemiche potrà trovare aggettivi alternativi più opportuni invece di scomodare vocaboli dal mondo della disabilità. Lo frequenti questo mondo, forse potrà imparare qualcosa“.

Voi unimamme che ne pensate? Voi avete insegnato già ai vostri figli le parole da non dire? Speriamo che questo brutto episodio possa servire ad educare.

Noi vi lasciamo con un post che spiega perché in certi ambiti è importante fare attenzione alle parole, come disabile o immigrato.

La trasmissione Otto e Mezzo del 20 settembre 2017 con l’intervento di Marco Travaglio

Gestione cookie