Molte donne – me compresa – soffrono di diastasi addominale. Io ho avuto due gravidanze ravvicinate e indosso ancora i pantaloni premaman (e l’ultima figlia è nata due anni fa): sembro in sostanza ancora incinta, tanto che addirittura una volta una signora mi ha chiesto se fosse in arrivo un maschio o una femmina. Insomma, la mia pancia dice che ho partorito.
Eppure di diastasi addominale si parla poco e non si conosce: si tratta di una patologia vera e propria che può essere prevenuta e curata, e nei casi più gravi anche attraverso l’intervento chirurgico. Vediamo insieme nei dettagli.
La causa della diastasi è dovuta ad uno stiramento del muscolo retto addominale a causa sia dell’utero che in gravidanza si espande sia del feto che aumenta di dimensioni. E’ normale che durante la gestazione i tessuti si assottiglino, provocando lo stiramento della cosiddetta “linea alba” che si trova sul ventre, una sottile banda di tessuto connettivo, priva sia di nervi che di vasi sanguigni, che si sviluppa longitudinalmente.
Dopo circa 3 mesi di norma i muscoli del retto addominale si ricompattano da soli o dovrebbero. Quando questo non avviene e la pancia sembra ancora quella di una donna incinta, si può parlare di diastasi addominale, che viene diagnosticata come una separazione tra il retto addominale destro e quello sinistro di un paio di centimetri.
Si parla di patologia perché la diastasi non è solo un problema estetico, ma comporta conseguenze a livello di salute tra cui:
Oltre a queste conseguenze, altri sintomi che potrebbero essere ricondotti alla diastasi sono:
La muscolatura addominale infatti protegge gli organi e assicura una corretta postura. In caso di diastasi queste funzioni vengono meno.
Esistono dei fattori di rischio per la diastasi:
Cosa si può fare per prevenirla? In gravidanza si può:
Come si può intervenire? A seconda della gravità della diastasi, si può
Per far conoscere e approfondire le informazioni su questa patologia è stato creato da 4 mamme “diastasate o ex-diastasate” un sito (diastasiaddominale.com) e una pagina Facebook, dove si condividono le storie di chi ne ha sofferto e le opinioni degli esperti.
Il gruppo ha anche lanciato una petizione su Change.org per invitare il Ministero della Salute a far passare l’intervento della chiusura dei retti in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale, come accade per gli ex obesi. Attualmente le firme sono circa 38.800 e sono in aumento.
E voi unimamme cosa ne pensate? Ne soffrite? Firmerete la petizione?
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