Michaeleen Doucleff è una giornalista e una mamma che come molti madri ha il problema della “pancetta”, che appunto teneramente viene chiamata così, ma che in realtà può trasformarsi in una vera e propria patologia. Stiamo parlando della diastasi addominale ed è molto comune in gravidanza. La diastasi si ha quando i muscoli addominali, chiamati retto destro e sinistro, che durante la gravidanza si sono separati per far spazio all’utero e al feto in crescita, non si riavvicinano nel giro di circa 3 mesi. Quando ciò non accade è molto probabile che rimanga la pancetta che spesso ti fa sembrare ancora incinta.
Michaeleen ha quindi deciso di provare un metodo messo a punto da un medico, Geeta Sharma, e da una fitness coach, Leah Keller, che promette di migliorare la situazione in sole 3 settimane: “fino a 5 cm in meno sul giro vita“.
L’esercizio di 10 minuti per dire addio alla “pancetta”
La diastasi addominale, di cui soffrono secondo in studio recente norvegese un terzo delle mamme dopo un anno dalla nascita del figlio, non è solo un problema estetico. Il più comune problema di salute che affligge le mamme con diastasi è infatti il dolore alla parte bassa della schiena e ciò perché “il centro del corpo si è indebolito” spiega la ginecologa Geeta Sharma, del Weill Cornell Medical Center-New York Presbyterian Hospital.
Nei casi più gravi, come vi abbiamo spiegato, può anche fuoriuscire un’ernia addominale.
Un’altra ginecologa, la Dr. Linda Brubaker dell’Università della California, avverte però di fare attenzione perché è sbagliato pensare che vada bene qualsiasi tipo di esercizio diretto a rinforzare la parete addominale, “non provate ancora nella vostra vita a fare dei crunch incrociati o dei crunch attraverso l’esercizio della “bicicletta”. I retti si possono allontanare in molti modi” spiega.
Per questo motivo la dottoressa Sharma ha condotto uno studio pilota per cercare di aiutare le donne a risolvere il problema, individuando il tipo di esercizi da fare. “Dopo 12 settimane degli esercizi di Keller – 10 minuti al giorno – tutte le donne hanno stabilizzato la loro diastasi addominale” ha detto la dottoressa.
“L’esercizio è molto piccolo, molto intenso e quasi impercettibile” ha detto Leah Keller, che ha inventato il metodo.
Ci si siede sul pavimento con le gambe incrociate, le mani sul ventre, si deve prendere un grosso respiro. “Lasciate che il vostro addome si espanda” spiega.
E mentre espiriamo, risucchiamo i nostri muscoli addominali fino a che possono andare, quasi vicino alla spina dorsale e teniamo la posizione.
Poi si prendono dei respiri piccoli. Con ogni espirazione, premiamo il nostro stomaco indietro sempre di più.
Si può fare questo esercizio in maniera differenti in posizioni:
- sedute con le gambe incrociate,
- sedute sulle ginocchia,
- stando con le ginocchia un po’ piegate
- oppure in posizione fetale.
La chiave è quella di avere la schiena ben piatta e di fare questi esercizi per 10 minuti ogni giorno, cambiando posizione ogni 2 minuti. Per il resto del tempo, l’addome deve essere portato indietro verso la spina dorsale.
“I polpastrelli sul vostro ombelico sono molto importanti per questo motivo” dice Keller “Perché sapete che state contraendo forte, più forte con l’addome e non spingete l’ombelico verso fuori”.
Keller dice che tutte le donne che hanno frequentato il suo corso sono riuscite a chiudere la separazione tra i retti e a risolvere la diastasi addominale.
Anche la mamma giornalista ha fatto gli esercizi ed è riuscita nel suo intento, ottenendo dopo appena 3 settimane di esercizi giornalieri una riduzione della diastasi e del giro vita, ma soprattutto non ha più mal di schiena, come raccontato su Npr. Dopo altre 3 settimane si è fatta ricontrollare da Keller e ha scoperto che non aveva più la diastasi.
Che dite unimamme ci proviamo anche noi? Se volete approfondire, potete visitare il sito di Leah.
E per le future mamme, pensateci prima: tutti gli esperti concordano nel prevenire la diastasi con esercizi prima e durante la gravidanza.
Intanto vi lasciamo con il post che parla di diastasi addominale, una patologia di cui poco si parla.