Io ho sofferto di depressione post partum dopo che è nata la mia prima figlia e se la strada per la guarigione è stata lunga, lo è stato altrettanto far capire ai miei famigliari come mi sentissi, che avevo insomma una malattia seria e che non bastava qualche pacca sulla spalla per farmi sentire meglio. Purtroppo oggi chi soffre di un problema mentale viene spesso associato ai pazzi o ai malati da rinchiudere in manicomio e c’è uno stigma sociale molto forte: eppure se uno ha male ad un braccio va dal medico, perché non dovrebbe essere la stessa cosa per chi soffre di un disturbo d’ansia.
“Il trattamento della malattia mentale è stato riconosciuto come una delle sfide maggiori per la salute ed incorpora una serie di condizioni che affliggono tutte le età e le popolazioni, dall’autismo nell’infanzia, alla depressione tra gli adulti e la demenza nelle persone anziane“, dice il Dr Dinesh Bhugra, Presidente della World Psychiatric Association, la maggiore organizzazione che si occupa di salute mentale, si legge su News-medical.
I problemi legati alla salute mentale rappresentano la più grande voce di costo mondiale, più di quella per cancro, patologie cardiovascolari, diabete, ecc.
Quello che è da notare è il divario di trattamenti tra le persone che hanno bisogno di un trattamento e chi effettivamente lo riceve, questo in tutto il mondo.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità tra il 76% e l’85% delle persone con dei problemi mentali non riceve trattamenti nei Paesi meno industrializzati. Nei Paesi più ricchi, invece la percentuale varia dal 35 al 50%.
Lo stigma sociale e la poca conoscenza associata ai problemi mentali contribuisce alla discriminazione e alla violazione dei diritti umani dovuta a questi effetti. Non è però sorprendente il fatto che lo stigma sociale e la discriminazione siano le barriere per le cure. Questo scoraggia le persone ha rivolgersi a persone competenti per avere in tempo diagnosi, trattamento e cura.
“Nonostante un incredibile aumento della conoscenza in ambito medico dei problemi mentali, lo stigma comunque rimane, perché anche se le informazioni sono maggiori, comunque questo non determina un cambiamento nelle abitudini o nel comportamento delle persone con problemi mentali”.
Mancano inoltre le strutture e le politiche governative che si rivolgano in questa direzione: “i Governi dovrebbero rifondare le loro agende per incorporare anche la salute mentale. Le politiche nazionali devono incontrare non solo i bisogni degli individui a cui è stata diagnosticata la malattia mentale, ma promuovere buone abitudini in tutti i cittadini e spingere per la parità di considerazione tra salute mentale e fisica“.
E voi unimamme cosa ne pensate?
Intanto vi lasciamo con il post che parla di un metodo che potrebbe aiutare le persone che soffrono di depressione.
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