Unimamme, decidere di adottare è aprire il proprio cuore a un bambino bisognoso di cure, affetto, riparo, si tratta di un’esperienza certamente molto forte ma che col tempo ha finito con l’essere “mitizzata”. Vi spieghiamo come.
Katie Davis Major è una donna che si è trasferita in Uganda a 18 anni, dopo il diploma, dove ha voluto fare un’esperienza come insegnante con i bambini di un orfanotrofio. In breve si è innamorata dei bambini e dell’Uganda e ha deciso di trasferircisi.
Ha quindi iniziato a preoccuparsi del futuro dei bambini che incontrava, cercando di raccogliere fondi attraverso i suoi conoscenti per garantire loro la possibilità di studiare e di mangiare.
E’ riuscita poi ad aprire un’organizzazione no profit, Amazima Ministries, che ad oggi garantisce cibo e scuola a circa 800 bambini.
Qui però Katie ha anche incontrato l’amore, pur essendo single. E’ infatti riuscita ad adottare ben 13 bambine.
Si è poi sposata ed ha avuto da poco un maschietto.
E’ anche autrice di 2 libri, di cui un best seller: “Kisses from Katie” e “Daring to Hope“.
La donna spiega che spesso le mamme adottive affermano di non “sentire subito l’amore”. Questo, perché nella mitologia dell’adozione essa è diventata simbolo di amore al primo sguardo.
“Non posso dire che nessuno lo senta, ma posso assicurare che non accade a tutti e che non deve necessariamente succedere così. La verità è che l’amore è una cosa che cresce”.
Parlando dell’adozione Katie commenta che “spesso l’azione dell’amore precede il sentimento“.
Lei stessa ha conosciuto molti dei suoi attuali figli prima di diventare la loro mamma, senza avere idea che un giorno avrebbero formato una famiglia. Lei stessa non si sentiva una mamma per loro, ma una soluzione temporanea, praticando l’affidamento.
“I genitori che si sentono così andrebbero incoraggiati: non vi siete persi il miracolo. L’amore al primo sguardo non è importante e può non accadere per tutti. Certi giorni l’amore non è una sensazione, ma una scelta”.
Ci sono tanti modi di essere mamme ed esprimere affetto e preoccupazione come la mamma che apre le braccia a un bimbo che si aggrappa alle operatrici dell’orfanotrofio o la mamma che fissa l’adolescente che, dopo anni, ancora la rifiuta, spiega. “L’amore è qualcosa che cresce”.
Major sottolinea la scelta compiuta di amare i suoi figli “dal giorno in cui ho firmato i documenti sapevo che erano diventati miei. Stavo scegliendo di essere il loro genitore. Oltre alla decisione di adottarli dovevo scegliere, ancora e ancora, di amarli“.
Katie racconta che non aveva idea dell’incontenibile amore che avrebbe sentito per loro, che sarebbero diventati un’estensione di lei, che quando sarebbero rimasti feriti lei lo sarebbe stata ancora di più.
“Non sapevo che qualche volta li avrei guardati e avrei avvertito tanto amore che il mio cuore avrebbe fatto fisicamente male”.
Questa mamma ha anche una risposta per tutti coloro che pongono la mancanza di un legame di sangue come un problema, una difficoltà insormontabile.
“Non sapevo che avrei visto la scintilla dei miei occhi nei loro e che avrei sentito la cadenza ritmica della mia voce quando parlavano, che avrei sentito lo stesso odore della mia pelle sulle loro fronti quando le baciavo o che negli anni le loro risate e le loro maniere sarebbero diventate simili alle mie”.
Alla fine della giornata questa donna ammette che si sentiva umile e potente al tempo stesso essendo consapevole che solo Dio avrebbe potuto cambiare i suoi figli, redimerli e salvarli. Questa donna infatti ha dett, forte della sua fede: “Se potessi tornare indietro nel tempo e sussurrare a me stessa direi: “non conoscevo Gesù come lo conosco adesso, prima di diventare mamma, e che già questo da solo vale l’esperienza”.
Nella quotidianità, tra una lavatrice, i pasti e le varie attività Katie guarda i suoi figli e non solo vede dei riflessi di se stessa, ma anche la gentilezza e la determinazione che mettono in ogni cosa.
“Per noi questo è il miracolo, non il fatto di aver provato l’amore al primo sguardo, ma che Dio mi abbia dato l’amore per questi bimbi che una volta mi erano estranei e che questo amore sia forte quanto lo sarebbe se fossero cresciuti nel mio grembo. Alla fine mi sono trovata in un luogo dove non posso più fare a meno di amarli, anche se volessi, perché loro sono diventati parte di me. “
Katie si indirizza a tutte le mamme che cullano i loro piccoli o grandi figli adottivi, mentre si domandano se smetteranno di sentirsi delle surrogate “non importa come Lui vi abbia permesso di diventare mamme, attraverso il matrimonio, come mamme single, con l’affido, ecc… come mamme di uno o di tanti, continuate ad avere fede in Lui come padre dei vostri figli, lui li sta modellando attraverso di voi. “.
Infine si rivolge anche alle mamme che hanno lasciato i loro figli in affido per sempre, alle mamme surrogate, alle mamme che hanno perso un figlio: “siete coraggiose, bellissime e amate”.
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Noi vi lasciamo con il racconto di un’adozione speciale.
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