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Il feto sente dolore? La scienza risponde

Published by
Maria Sole Bosaia

feto prova dolorefeto prova dolore

Mentre la chirurgia prenatale riesce a fare cose straordinarie, la comunità scientifica si interroga sulla necessità o meno dell’anestesia per i bambini che sono ancora nel grembo della mamma.

Il feto prova dolore: uno studio

L’evoluzione delle tecniche chirurgiche che consentono, per esempio, di correggere la spina bifida in un bimbo ancora nell’utero materno, non prosegue parallelamente alla necessità di fornire un’anestesia al feto.

Su questo punto non c’è unanimità tra gli scienziati:

  • una parte ritiene che basti l’anestesia fornita alla madre,
  • un‘altra che sia necessaria anche quella del feto.

Quest’ultima viene dimostrata dalla ricerca presentata sul The Journal of Maternal-Fetal & Neonatal Medicine dal professor Carlo Bellieni – neonatologo dell’Università di Siena.

Dai suoi risultati emerge che l’anestesia del feto è necessaria.

Bellieni spiega che parte della comunità scientifica ritiene che:

  • il feto non sia in grado di percepire lo stimolo doloroso
  • la produzione di inibitori neuroendocrini intrauterini  (ENIn) a livello fetale sia sufficiente per non provare dolore

La sua indagine si è concentrata sulla percezione del dolore del feto nella letteratura scientifica dal 1990 al 2016.

Si voleva verificare l’efficacia degli inibitori neuroendocrini intrauterini nel proteggere il feto durante un’operazione.

Su 217 documenti 157 contenevano numerose informazioni. Per procedere i ricercatori hanno cercato parole come:

  • dolore
  • feto
  • zona subplate
  • talamo corticale
  • mielinizzazione
  • analgesia
  • anestesia
  • cervello
  • stati di comportamento

focalizzandosi poi su:

  • sviluppo di percorsi nociceptivi
  • elettrofisiologia fetale
  • reazione endocrine e comportamentali allo stimolo e al dolore

La maggior parte degli studi comportamentali e sulle reazioni endocrine si concentrano nel terzo trimestre. La seconda metà della gravidanza è il periodo in cui avvengono la maggior parte delle operazioni e i dati confermano che il feto può essere svegliato da stimoli esterni, ma le concentrazioni di ENIn non inducono un effetto anestetico.

Altri studi hanno dimostrato che uno stimolo doloroso sul feto aumenta lo stress, dopo le 20 settimane le vie del dolore sono già formate, quindi si caldeggia l’anestesia diretta del feto.

L’anestesia potrebbe essere somministrata:

  • con modi analoghi alla morfina,
  • per via intramuscolare o
  • attraverso il cordone ombelicale.

Ad oggi la situazione è abbastanza variegata. L’utilizzo dell’analgesia diretta nel feto avviene in circa la metà dei casi. La speranza è che alla luce delle sempre più numerose evidenze scientifiche l’anestesia fetale trovi sempre più diffusione” dichiara Bellieni su La Stampa.

Unimamme voi cosa ne pensate di questi risultati di cui si parla su NCBI ?

Vi lasciamo con uno studio su cosa provano i bambini durante il parto.

Maria Sole Bosaia

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