Segnalare la dislessia nel curriculum vitae non è proprio la prima cosa che viene in mente quando si compila un documentano tanto importante, anzi spesso si tende a tenerla nascosta il più possibile.
Finalmente però qualcuno e non una persona qualsiasi, ma addirittura il premio Nobel per la chimica 2017, Jacques Dubochet, ha avuto il coraggio di dirlo a chiare lettere, nero su bianco, in una voce del cv pubblicato sul sito della sua Università: “sono dislessico”.
Il professore onorario di biofisica all’Università di Losanna dichiara di essere stato il primo dislessico certificato del cantone svizzero di Vaud, nel lontano 1955 e che questa diagnosi, come accade a volte in chi vive una condizione anche solo leggermente “diversa” dalla maggioranza, gli ha consentito di vedere con più lucidità i due lati della medaglia.
“Mi ha permesso di andare male in tutto ma anche di capire quelli che hanno difficoltà” sottolinea saggiamente il luminare.
Dubochet non è il primo dislessico ad avere ricevuto un riconoscimento simile o molto importante. Prima di lui a vincerlo era stato Albert Einstein, nel 1921, così come Philip Schultz che ha vinto il Pulitzer, il più prestigioso premio letterario statunitense, e che ha scritto: “La mia dislessia. Ricordi di un premio Pulitzer che non sapeva né leggere né scrivere”.
Sia Schultz che Dubochet sono molto importanti per i ragazzi dislessici, come ricorda Carlotta Jesi, mamma di 2 bambini dislessici e autrice di 2 libri sui bambini con questo problema, colei che ha notato per prima la nota nel curriculum vitae del premio Nobel.
“Nei viaggi in macchina facciamo il gioco dei dislessici famosi. Rafforza l’autostima. Però la prima volta che ho detto a mio figlio che Einstein da bambino aveva la pagella zeppa di 5 e poi ha vinto il Nobel, lui ha fatto spallucce: a dodici anni del “poi” non te importa niente, conta solo l’adesso” racconta Jesi su Huffington Post.
Carlotta Jesi sottolinea che gli esempi del passato come Leonardo Da Vinci, Nicholas Negroponte, il fondatore del MIT appaiono lontani ai ragazzi, mentre Dubochet ha deciso di mettersi al pari delle persone comuni che lottano quotidianamente con le difficoltà a scuola, sul lavoro, ecc… senza nascondere le sue difficoltà.
“Quel dire che grazie alla dislessia “capisco chi ha difficoltà'” è meraviglioso, è un messaggio straordinario di un professore ai suoi alunni” conclude Jesi sperando come noi che l’esempio del premio Nobel per la chimica aiuti tutti i dislessici.
Unimamme, voi cosa ne pensate della dichiarazione del professor Jacques Dubochet?
Noi vi lasciamo con un filmato che mostra chiaramente come legge una persona dislessica.
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