Jessica Zucker è una psicologa di Los Angeles specializzata nella salute delle donne: proprio perché ci è passata anche lei, avendo avuto un aborto spontaneo nel 2012, ha cominciato una campagna social chiamata #IHadAMiscarriage per sensibilizzare sul tema dell’aborto, ancora troppo spesso stigmatizzato.
Assieme a Ryan Alexander-Tanner, un illustratore, ha realizzato una serie di vignette sul tema per far capire che è un argomento che tocca tantissime donne, visto che secondo l’OMS una gravidanza su 4 non va a buon fine, eppure nessuno ne parla.
Queste vignette apparse sul New York Times possono testimoniare la sofferenza di ogni mamma mancata (compresa me). Eccole allora, insieme alla loro traduzione.
“Dopo un aborto, il corpo soffre. A seconda della lunghezza della gravidanza, il corpo potrebbe continuare a farvi sembrare incinta quando non lo siete. Vivere in un corpo non più in gravidanza – lungi dall’essere come siete – è un aspetto complesso della perdita che si vanifica in conversazioni sulla sofferenza”.
“La vergogna, lo stigma e il silenzio nella nostra società sul dolore delle donne quando soffrono per un membro atteso della famiglia, spesso vengono resi troppo complicati dai sensi di colpa”.
“Dopo un aborto, gli estranei – pur armati di buone intenzioni – potrebbero chiederti: “Quando nasce?” Il ventre di una donna una volta pieno di vita simboleggia contemporaneamente sia la speranza sia il dolore, mentre piange lo svuotamento del suo corpo”.
“Sentimenti di confusione, tristezza e anche il fatto di sentirsi senza speranza devono essere messi in conto dalla mancanza di sensazioni una volta a casa nel proprio ambiente. L’immagine del corpo dopo il parto – avendo una nuova forma del corpo ma senza il bambino da portare – aggiunge un altro strato alla sofferenza che segue la perdita in gravidanza“.
“Adesso mi sento solo grassa”
“Non solo ho perso un bambino, ma devo anche perdere peso.”
“Stai benissimo! Non sembra che eri incinta”
“Qualcuno mi ha chiesto se sono incinta di 2 gemelli. In pochi sanno che non sono più incinta”
“La compassione ha una lunga strada da fare dal momento in cui una donna si trascina nel terreno oscuro del lutto. Siate attente, esprimete empatia, date importanza alle attenzioni. Evitate le frasi che iniziano con “Almeno…”, chiedete piuttosto che dare consigli. Sentirsi ascoltate crea un senso di sicurezza emozionale e agevola la normalizzazione del dolore“.
“Può aiutare offrire supporto invece del silenzio. Non sai cosa dire? Prova con:
Sono profondamente dispiaciuta per la tua perdita.
Sono qui per te.
Non c’è una scadenza per la sofferenza. Prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno“.
E voi unimamme cosa ne pensate?
Intanto vi lasciamo con il post che parla di aborto spontaneo e 5 false credenze che è meglio conoscere.
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