Unimamme, oggi vi parliamo dell’esperienza di una donna che dopo 40 anni ha deciso di rompere lo stigma riguardante la violenza sessuale e l’aborto.
Laura Ni Chonghaile, irlandese, ora ha 66 anni, ma nel 1977 a 27 anni ha subito uno stupro da un collega mentre erano in viaggio di lavoro.
Laura ha raccontato di essersi trovata a letto con il collega e di non ricordare nulla.
La donna non ha denunciato l’accaduto perché pensava che le donne dovessero comportarsi così, all’epoca.
“Non c’erano centri per chi ha subito violenza sessuale e io incolpavo me stessa, pensavo che fosse colpa mia perché mi ero fidata di lui ed ero entrata in macchina“.
La madre di Laura però aveva intuito subito che c’era qualcosa che non andava nel comportamento della figlia e le ha detto subito che pensava che fosse incinta.
Dopo un esame in una clinica di Dublino, che le ha confermato la gravidanza, Laura ha dovuto prendere una decisione molto importante, soprattutto riguardo cosa fare come giovane donna incinta e non sposata in un Paese come l’Irlanda.
“Non ho mai preso in considerazione l’aborto, dovevo decidere tra tenerla o darla in adozione”.
Alla fine Laura ha deciso di dare la figlia in adozione perché non se la sentiva di allevarla da sola e pensava di non avere molto da offrirle.
“Temevo che saremmo rimaste a lungo nella lista per gli alloggi o che saremmo finite in qualche brutto posto, circondate da spacciatori”.
Per partorire Laura si è trasferita in una casa per mamme e figli, gestita dalle suore, dove ha dato alla luce la sua bimba a 27 anni.
La donna aveva già deciso di darla in adozione e così, dopo 6 giorni, l’ha affidata a un’agenzia, fornendo tutte le informazioni su se stessa e il padre della bimba in modo che la famiglia adottiva potesse essere simile.
“Volevo sapere che lei era stata abbinata bene con i genitori adottivi, così sarebbero stati tutti felici”.
Durante tutto il processo di adozione e nel periodo successivo Laura ha ottenuto il sostegno della famiglia, che le ha sempre ribadito l’importanza di mantenere l’impegno preso. Laura però, negli anni successivi, ha continuato a chiedersi cosa fosse successo alla bambina.
Quando la figlia, Clare (nome di fantasia), ha compiuto 23 anni ha cominciato a comunicare con la madre biologica Laura attraverso lettere e messaggi. Le due erano state messe in contatto tramite l’agenzia di adozioni.
Dopo essersi scritte, la ragazza ha infine accettato di incontrare Laura.
“Per me è stato bellissimo incontrarsi, abbiamo quasi avuto un periodo di luna di miele”.
Laura e Clare hanno parlato a lungo, la donna ha spiegato come l’aveva concepita.
Laura ha anche incontrato la famiglia di Clare diverse volte: “la madre di Clare è una donna che ride sempre, sono contenta che Clare sia cresciuta con una coppia così simpatica”.
A distanza di anni Laura è convinta di aver fatto la scelta giusta per se stessa e sua figlia. Dopo decenni in cui è rimasta in silenzio, Laura è andata in un Centro per donne vittime di violenza sessuale, dove ha capito di essere stata vittima di uno stupro e grazie al quale ha deciso di aprirsi e raccontare la sua storia, senza vergogna.
Inoltre è membro di un gruppo che supporta le persone che sono rimaste incinta dopo uno stupro o che sono state concepite in questo modo, e che purtroppo vivono la vergogna che invece dovrebbe essere solo dello stupratore, non della vittima o del bambino.
“Ho certamente fatto la scelta giusta per me, non ho dubbi, ed è stata anche la scelta giusta per lei, per i suoi figli e per la mia stessa famiglia“.
“La mia famiglia è stata contenta di incontrarla, se avessi abortito si sarebbero persi tutto questo, alla fine è uscito qualcosa di positivo da ciò che mi è successo” ha dichiarato la donna ad Independent.ie.
Unimamme, cosa ne pensate della vicenda di questa mamma e della sua scelta?
Noi vi lasciamo con la storia di una mamma diciannovenne che ha dato in adozione la figlia.
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