Viola sarebbe dovuta nascere ad aprile 2016. Purtroppo qualcosa – non si sa ancora bene cosa – è andato storto. Dalla gioia per una nascita alla morte nel giro di pochissimo.
Chissà quante volte Sonia e Leonardo – la mamma e il papà della piccola – se la sono immaginata: sicuramente avevano già montato i mobili della cameretta, sicuramente avevano già riempito i cassetti e gli armadi con le tutine, magari ne avranno festeggiato l’arrivo con un baby shower, una specie di festa pre benvenuto. Non avrebbero mai immaginato di dover uscire dall’ospedale senza la loro bambina in braccio, con le mani vuoti, con gli occhi opachi e nella testa tanti perché.
Dopo un anno i genitori non hanno ancora il corpo della loro bambina nata morta
Mancavano due settimane al termine della gravidanza – che fino a quel momento era stata regolare – e Sonia sentiva la bambina muoversi poco. Per questo ha chiesto al marito di farsi accompagnare alla Maternità di Careggi, dove l’avevano seguita per tutta la durata della gestazione.
Dopo mezz’ora di tracciato, il cuore della bimba si sentiva perfettamente, però la mamma continuava a non avvertire i movimenti della bimba. Dopo due ore sono stati ripetuti gli esami: ecografie e tracciato sono ancora regolari. Il dramma si è verificato un’ora dopo: il cuore non batteva più. Fanno compiere a Sonia il gesto più doloroso possibile: far partorire la propria figlia nata morta.
Da qui è iniziato l’iter che dura ancora oggi: la famiglia infatti ha fatto un esposto in seguito al quale sono stati convocati due esperti, che però hanno rifiutato l’incarico per conflitto di interessi. Oggi la piccola ancora “riposa” in una cella frigorifera dell’Anatomia patologica di Careggi ed è passato un anno e mezzo.
Come fanno questi due genitori ad elaborare il lutto se non hanno una tomba e prima ancora un corpo su cui piangere? Da un anno e mezzo vivono un incubo che la giustizia sembra non voglia risolvere: a gennaio sono stati infatti nominati due nuovi periti che hanno deciso che non vi sia bisogno di fare l’autopsia perché la bambina sarebbe morta per un doppio giro di cordone ombelicale attorno al collo.
“Noi eravamo lì, nessuno ha mai attribuito la causa della morte al cordone ombelicale” ha dichiarato il padre Leonardo a La Nazione. Nel frattempo però la Magistratura ha disposto l’archiviazione, cosa che è inaccettabile per Sonia e Leonardo: “Speriamo che il gip accolga la richiesta di opposizione all’archiviazione e affidi l’incarico a nuovi periti che facciano chiarezza. Vogliamo sapere perché è morta nostra figlia. Può darsi che sia stata solo sfortuna: ma la legge prevede che per ogni bambino nato morto dopo la 25esima settimana di gestazione si faccia l’autopsia. Qui mi sembra che invece di cercare la verità si stia facendo di tutto per tutelare l’organizzazione di Careggi. E questo non posso sopportarlo”.
In effetti secondo la legge, è obbligatoria l’autopsia per i “nati morti”. E il non farla violerebbe uno dei diritti fondamentali del paziente: “il diritto alla migliore definizione possibile della diagnosi“, dichiara il professo Prof. Gaetano Bulfamante, Professore Associato di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Milano a Claudia Ravaldi, fondatore e Presidente di CiaoLapo onlus, che da anni si occupa attivamente degli aspetti medici della morte in utero.
Una storia davvero terribile, che al lutto perinatale aggiunge una difficoltà quotidiana di piangere il proprio dolore una volta per tutte.
E voi unimamme cosa ne pensate?
Intanto vi lasciamo con il post che parla di morte perinatale: aiutiamo i genitori a superare il lutto.