La dislessia è un disturbo che rende difficile la lettura ed è sempre più diffuso nei bambini. Per fortuna non è più oggetto dello stigma sociale di un tempo, le conoscenze si sono evolute così come gli strumenti per affrontarlo e aiutare i bambini a migliorare nella lettura. Uno studio ha accertato l’aiuto che viene dalla musica.
La dislessia evolutiva è un disturbo dell’apprendimento che colpisce le capacità di pronuncia e decodifica dei segni, nonostante la comprensione normale, l’intelligenza e una adeguata educazione e anche in assenza di danni neurologici.
La dislessia può essere gravemente invalidante di per sé e come fattore di rischio per una aumentata interiorizzazione dei problemi, per l’ansia e gli scarsi risultati scolastici, che possono portare a disturbi del comportamento, specialmente durante l’adolescenza.
Un intervento per correggere la dislessia è importante non solo per migliorare i risultati scolastici dei bambini, ma anche per regolare le interazioni sociali.
Un aiuto importante nel superare le difficoltà provocate dalla dislessia nei bambini viene dall’educazione musicale. Si tratta di un importante risultato raggiunto attraverso uno studio, un trial clinico, che ha sperimentato un progetto di educazione musicale in bambini con la dislessia.
Il progetto di chiama “ReMus – Ritmo e musica per riabilitare i disturbi di lettura”, è stato effettuato nel 2015, finanziato dalla Fondazione Mariani e realizzato nell’ambito di una collaborazione tra IRCCS Burlo Garofolo di Trieste, Villaggio Eugenio Litta di Roma e Centro per la Salute del Bambino di Trieste. I risultati del progetto sono stati pubblicati su Plos One con il titolo di “Music Training Increases Phonological Awareness and Reading Skills in Developmental Dyslexia: A Randomized Control Trial“.
Il trial clinico randomizzato ha coinvolto 48 bambini con dislessia evolutiva di età tra 8 e 11 anni. L’obiettivo è stato quello di sperimentare l’efficacia riabilitativa di un intervento educativo musicale confrontandolo con un intervento educativo di pittura.
Le abilità cognitive dei bambini, quelle attentive, mnestiche, musicali, di integrazione visuo-motoria e di lettura sono state valutate sia prima che dopo l’intervento attraverso test standardizzati e prove sperimentali. Prima dell’intervento di riabilitazione i due gruppi erano ben bilanciati rispetto a tutte le variabili considerate.
Il progetto è stato coordinato dalla psicologa Elena Flaugnacco. L’intervento riabilitativo ha proposto una attività artistica (musica o pittura) insieme ad un percorso di potenziamento delle abilità di lettura di tipo standard, a domicilio, sotto la supervisione dei genitori.
I progetti educativi di musica e pittura sono stati, sviluppati secondo obiettivi e metodiche specifiche, rispettivamente Kodaly-Orff e Munari-Edwards, e sono stati seguiti dai bambini con due incontri a settimana in un periodo di sette mesi. Le famiglie hanno ricevuto anche una consulenza psicologica per sviluppare un piano didattico personalizzato per i loro bambini.
L’esperimento ha mostrato un miglioramento in entrambi i gruppi di bambini, sia con l’intervento educativo musicale che con quello in pittura. Entrambi i gruppi hanno migliorato la lettura di brani e parole, in velocità e correttezza. Tuttavia, il gruppo educato con la musica ha mostrato risultati migliori in termini di:
Mentre il gruppo pittura è migliorato maggiormente nelle abilità di ragionamento visuo-spaziale e nelle abilità grafiche di scrittura rispetto al gruppo musica.
Il trial clinico ha così dimostrato che grazie all’educazione musicale aumenta l’efficacia del meccanismo di conversione grafema-fonema, che di solito è “resistente al trattamento” e presenta problemi anche negli adulti che hanno sofferto di dislessia evolutiva.
Lo studio ha ottenuto il risultato importante di provare per la prima volta l’efficacia della musica come strumento educativo nel trattamento della dislessia evolutiva, da affiancare al trattamento tradizionale.
Lo studio è stato pubblicato anche sul sito del Centro per la Salute del Bambino.
Che ne pensate unimamme dei risultati di questo studio?
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