Unimamme, oggi vi parliamo di pedofilia e dell’iniziativa di alcune mamme per proteggere i loro bambini da un terribile crimine.
Molti genitori condividono le foto dei figli sui social network, Risrona Simorangkir, mamma di origine indonesiana è una di questi, un giorno però si è imbattuta in un blog che mostrava foto di abusi sui minori.
“Questo gruppo su Facebook ha migliaia di membri, condividono foto e video, alcuni dicono di produrre da soli il materiale usando figli di vicini o parenti.”
La donna ha avvisato gli amici e ha voluto saperne di più su questo gruppo.
“Sono entrata nel gruppo per 4 ore, non potevo sopportarlo. Quelli che pubblicano queste cose non sono umani.”
Simorangkir ha spiegato che all’interno di questo gruppo di pedofili si parlava di come avvicinare un bambino, sedurlo, cosa fare per costringerlo a non confidarsi con i genitori, come fare sesso con i bambini senza farli sanguinare.
Un amico di questa mamma ha iniziato a salvare gli screenshot come prove, link del profilo degli amministratori e numeri di telefono.
Michelle Lestari, amica di Simorangkir, ha denunciato tutto alla polizia. In seguito a questa denuncia 5 persone sospettate sono state arrestate.
Il gruppo aveva però 7000 membri che hanno prodotto e distribuito 400 video e 100 foto di abusi minorili.
Il comandante della polizia Argo Yuwono ha rivelato che uno dei sospettati si era unito a 11 gruppi di WhatsApp legati a 11 Paesi, scambiando materiale pedopornografico.
Secondo il il capo della Commissione per la protezione dei bambini indonesiana, Arist Merdeka Sirait, l’abuso infantile online è una minaccia molto concreta ma purtroppo la reazione al problema è troppo lenta.
“Nel nostro contesto culturale la gente crede che la violenza sessuale avvenga quando c’è penetrazione, ma anche prendere un bimbo da dietro è da considerarsi abuso”.
Di recente, in Indonesia, è stata approvata una legge che consente la castrazione chimica e l’esecuzione di pedofili condannati.
In ogni caso agire come Simorangkir e le sue amiche è pericoloso, perché si rivelano le proprie identità. Sono come le ronde di quartiere.
La cosa migliore sarebbe denunciarli subito alla polizia.
Inoltre bisogna considerare che l’azione intrapresa da queste mamme non è decisiva,
“Questa è solo la punta dell’iceberg, la gente è arrivata a questo gruppo facilmente, tramite Facebook, una cosa abbastanza amatoriale, ci sono più minacce con il dark net, crittografato” dichiara Simorangkir.
Dopo aver trascorso 4 ore nella chat dei pedofili la donna ha più paura delle persone che circondano la sua famiglia, ma le ha anche insegnato ad essere più attenta e a insegnare ai suoi figli circa le parti private.
“Mi disgusto ancora quando mi ricordo cosa pubblicavano”ha commentato la donna su BBC.
Ora su questo gruppo è in corso un’indagine internazionale.
Noi vi lasciamo con una recente, vasta operazione contro la pedofilia.
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