Unimamme, oggi vorremmo parlarvi di una bella storia storia che magari potrà dare speranza in un momento difficile.
Tredici anni fa, in una fredda giornata di aprile l’infermiera Jeannie Joseph ha visto per la prima volta un neonato di 1,3kg. in una scatola da scarpe presso il reparto di cure speciali dell’ospedale Swedish American.
Il piccino indossava un body ed era avvolto in uno straccio per i piatti. Non era in buone condizioni, aveva l’ipotermia, disidratazione e un’infezione derivata dal taglio del cordone ombelicale.
Il bambino era tenuto da un’adolescente che voleva lasciare il bimbo sotto la legge “Safe Heaven”, tipo culla della vita.
“Le ho messo le mani sulle spalle e le ho detto: mi prenderò cura di questo piccolo” ricorda l’infermiera.
La ragazza mamma si chiamava Cherish Coates ed era lei stessa figlia di una ragazza madre. Cresciuta dai nonni Cherish ha iniziato a frequentare un fidanzato a 13 anni e dopo due anni è rimasta incinta.
La giovane ha deciso di tenere nascosta la gravidanza a tutti, continuando ad andare a scuola, a prendere bei voti e ad avere un lavoro part time da McDonald’s
Infine Cherish ha partorito nel bagno di casa sua “Mi ricordo di aver visto quanto fosse bello, quanto fosse piccolo. Non avevo mai tenuto in braccio un bimbo. Avevo paura di fargli del male”.
Insieme al padre del bimbo avevano deciso di lasciare il figlio in ospedale grazie alla legge Safe Heaven che consente di lasciare un bimbo nelle stazioni di polizia, presso le caserme dei pompieri o in ospedale senza incriminazioni.
Insieme alla scatola da scarpe Cherish ha lasciato una nota: “ti amiamo, non possiamo allevarti. Vogliamo che il suo nome sia Allen Corey e speriamo di rivederti di nuovo. Dio ti proteggerà“.
Allen era prematuro di 6 settimane e in gravi condizioni ma respirava da solo.
L’infermiera Joseph ha spiegato al padre di Allen che poteva prendere un braccialetto e pensare a cosa fare insieme alla mamma del bimbo oppure lasciarlo subito sotto la legge Safe Heaven.
Il ragazzo ha scelto la prima opzione e la coppia è tornata a trovare il bimbo ogni settimana.
Nel frattempo la mamma Cherish Coates si è innamorata del bambino, ma temeva l’idea di doverlo raccontare alla famiglia.
Inizialmente avrebbe voluto dare il figlio in adozione, ma successivamente ha parlato con l’infermiera Joseph.
“Lei non mi ha giudicata, anzi è stata molto materna. Mi ha incoraggiato a raccontarlo ai miei nonni, non mi ha parlato come se fossi una stupida adolescente, ma come se fossi una persona”.
Infine Cherish ha deciso di portare sua mamma e poi i suoi nonni a vedere il bambino, che aveva già trascorso un mese nell’incubatrice ed era ormai pronto per essere dimesso.
Cherish voleva tenere il figlio e quando al bimbo è stato consentito di lasciare l’ospedale lei e l’infermiera Joseph si sono abbracciate “Promettimi che non lascerai la scuola” le ha detto l’infermiera.
La famiglia ha sostenuto la ragazza occupandosi del bimbo di giorno, mentre lei era a lezione, finché Cherish non è iscritta in una scuola diversa che aveva anche l’asilo.
Cherish si è diplomata e poi è diventata un’infermiera senza mai dimenticare l’aiuto dell’infermiera Joseph.
Allen nel frattempo è cresciuto e nonostante qualche difficoltà di linguaggio iniziale, adesso ama giocare a calcio, i videogames e guardare il football.
L’anno scorso Cherish e l’infermiera che l’aveva aiutata sono tornate in contatto grazie a Facebook. Da quel momento le due due donne sono rimaste in contatto, condividendo incoraggiamenti, foto e un legame iniziato 10 anni fa.
Cherish Coates dichiara: “volevo farle sapere quale impressione mi avesse lasciato. Mi è sembrata una grande benedizione, saremo sempre connesse perché condividiamo questa storia unica”.
Quando Jeannie Joseph ha letto il messaggio di Cherish è scoppiata in lacrime, orgogliosa che Cherish non avesse rinunciato all’istruzione e che lei le fosse stata di ispirazione.
Ora le due donne promettono di rimanere in contatto “Questa storia mi fa pensare, wow ogni interazione che hai con qualcuno è importante, poter essere in questa situazione dove sono parte della storia di qualcuno è un grande onore” aggiunge l’infermiera.
Unimamme cosa ne pensate di questa storia raccontata sul Chicago Tribune?
L’infermiera Joseph sicuramente fa onore alla sua professione.
Noi vi lasciamo con la storia di una ragazza madre che non poteva andare a lezione.
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