Carmen Russo è diventata mamma a 54 anni. Gianni Nannini a oltre 50. I personaggi dello spettacolo fanno pensare che sia relativamente facile diventare madri: basta essere in salute e ovviamente avere il denaro necessario per affrontare una procedura di fecondazione assistita.
Questo può illudere le donne “normali” a pensare che anche per loro possa essere la stessa cosa?
L’industria della procreazione assistita inganna le donne?
“Il problema sono” – dice Il Professore Tim Child, medico e direttore di Oxford Fertility – “tutti questi giornali con sopra le donne di Hollywood che riescono ad avere dei gemelli oltre i 40 anni“.
Le donne di 45 o 46 anni vanno regolarmente nella sua clinica pensando che possono avere una fecondazione assistita con i loro ovuli, ignare di come funziona veramente.
Il Dottro Richard Paulson dell’American Society for Reproductive Medicine, chiama il culto del silenzio attuato dalle celebrità attorno alla loro infertilità “una forma di disinformazione“. La sua organizzazione ha studiato 240 interviste delle star in gravidanza o quando i figli sono arrivati. Soltanto due hanno menzionato i trattamenti di fertilità, nonostante più di una metà avesse oltre 35 anni.
Generalmente quando una donna sopra i 40 anni riesce a diventare madre e per di più di gemelli ci si domanda come abbia fatto, visto che probabilmente – data l’età – gli ovuli che possono andare bene per la fecondazione possono essere al massimo due ogni mese. Quelle sopra i 45 anni probabilmente sono ricorse ad una fecondazione eterologa (senza ovviamente ammetterlo).
Inevitabilmente, comunque, se le donne delle spettacolo sembra che abbiano delle gravidanze “naturali”, questo alimenta delle aspettative irrealistiche che i medici devono inevitabilmente disperdere.
“La mancanza di informazioni è data dall’industria della fertilità stessa”, dice l’autrice dell’articolo sul Guardian, Zoe Williams, e aggiunge “è un mercato come un altro: vuole guadagnare, che punta sui sogni e che sta in silenzio sui fallimenti“.
La scrittrice americana Miriam Zoll descrive il cliché dicendo: “C’è sempre questa paziente supereroina che vince alla lotteria. Ma se guardiamo i dati provenienti dall’Europa, il 77% dei fallimenti fallisce. Negli Stati Uniti siamo al 70“.
“Questa industria ha a che fare con il dolore e il lutto, che sono dei modelli di business di cui non si fa mai menzione. Potremmo far volare via il coperchio di questa fantasia seguendo la celebrità X dal ginecologo, ma sarebbe comunque più utile seguire i soldi”. dice Williams. Si tratta quindi di alimentare false speranze nelle coppie non più giovani che non riescono ad avere figli?
E voi unimamme cosa ne pensate?
Intanto vi lasciamo con il post che parla dei prezzi di un sogno: quanto costa la fecondazione assistita.