Spesso partorire viene immaginato come nei film: alla donna si rompono le acque, quasi subito ha delle contrazioni dolorosissime e nel giro di qualche minuto – tutta sudata e urlante – partorisce un bel bambino enorme senza alcuna difficoltà. Ovviamente la realtà è ben diversa: ci possono essere mille complicazioni, il travaglio può durare ore e ore e alla fine magari si deve fare il cesareo. Oppure può andare tutto bene, e anche meglio di come ci si aspetta. Dipende da tanti fattori, ma soprattutto dall’approccio che si ha al parto.
In Gran Bretagna Nahomie Hann, fotografa specializzata in ritratti di nascita, si è spesso trovata faccia a faccia con il sangue, il sudore e le lacrime di un parto. Lei stessa quando ha partorito la prima figlia si è ben trovata distante dall’immagine idilliaca: determinata a non ripetere l’esperienza, ha conosciuto il Positive Birth Moviment (PBM) , racconta sull’Indipendent,che aiuta le donne a demistificare la gravidanza e la nascita attraverso dei gruppi in cui le madri possono condividere le loro esperienze e chiedere se hanno dei dubbi.
Fondato 4 anni fa, si basa sull’onestà di madri e padri che parlano apertamente di quanta forza hanno e come può essere la cura dei bambini.
“Ho cominciato con un gruppo di donne nella mia casa che prendevano un the e mangiavano una torta mentre parlavamo di nascita” ha detto Milli Hill, la fondatrice del PBM, madre di tre figli e terapista. Adesso ci sono più di 450 gruppi nel mondo e solo 250 in Inghilterra. Anche in Italia ve n’è uno, e la pagina Facebook si chiama Movimento per una nascita positiva.
“Ecco quello che spaventa le donne sulla nascita” dice Hann: “essere trattate per 9 mesi come la più magnifica rappresentazione della femminilità, trattate con rispetto e il giorno in cui dovrebbero essere le regine vengono considerate meno di un animale, senza alcun rispetto o dignità, senza alcuna informazione, senza alcun diritto, lasciandole nella più totale solitudine”.
Il PMB aiuta le donne a prepararsi per la nascita nel modo migliore per loro, sia che si tratti di un parto in ospedale sia nella vasca da bagno a casa.
Se chiedete alle donne di domandare quali sono le cose che le hanno assorbite di più durante la gravidanza o il parto – dai racconti “horror” di famigliari e amici riguardo il parto – bisogna aiutarle a considerare di che cosa hanno paura e cosa può essere cambiato.
Hill dice che: “Quello di cui abbiamo bisogno è parlare dei diritti nel parto, la dignità nel parto, ascoltare le donne e dare loro rispetto. Le donne che provano tutto questo hanno comunque un buon ricordo, indipendentemente dalla nascita in una vasca per la nascita o con il cesareo”.
Qual è il primo passo allora? “Fate un piano del parto, imparate la fisiologia e come creare l’ambiente migliore per la nascita. Anche se avete un cesareo, ci sono ancora un sacco di informazioni che possono aiutarvi a migliorare la vostra esperienza. E alla fine di tutto, certo la salute del bambino conta, ma non è l’unica cosa. Le donne, come si sentono dopo, e come si sentono poi i loro padri…anche questo conta“.
E voi unimamme cosa ne pensate? Siete anche voi convinte che si può avere una nascita senza paura e senza traumi se si è informate e supportate?
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