Un uomo di circa 60 anni ha aggredito, con un calcio, e insultato una studentessa di 15 anni.
“Appena salita sull’autobus un uomo sui sessant’anni senza nessun motivo mi ha sferrato un forte calcio al ginocchio sinistro. Mi ha detto: togliti dalla mia vista” ha raccontato questa ragazza a La Stampa.
Figlia di mamma italiana e papà africano, questa ragazza, chiamata con nome immaginario Giulia, ha denunciato ai carabinieri l’accaduto. E’ una promessa del basket, infatti si trova a Torino senza genitori, affidata a un tutore che è anche il Presidente della società di basket con cui gioca.
Sull’autobus, pieno perché era prima mattina e lei stava andando a scuola, un uomo l’ha prima picchiata e poi l’ha insultata. “Negra di m…. E’ inutile che tu vada a scuola, tanto finirai sulla strada. Torna al tuo paese” le ha detto e poi ha continuato ad offenderla con insulti razzisti. Ancora più assurdo e triste è che nessuno sia intervenuto, eppure l’autobus era affollato.
E solo per la cronaca, il paese della ragazza è l’Italia, il fatto che abbia la pelle scura non significa nulla, possibile che ancora esistano pregiudizi sul colore della pelle? E perché nessuno è intervenuto?
Arrivata a scuola Giulia ha chiamato in lacrime la mamma e poi si è confidata con i compagni di classe.
I carabinieri hanno lanciato un appello sperando che qualcuno dei passeggeri trovi il coraggio di parlare, per individuare l’uomo che vigliaccamente ha aggredito la ragazzina. Nel frattempo hanno acquisito i filmati delle telecamere di sorveglianza installati sul bus della linea 63.
Su Repubblica si legge che i carabinieri depositeranno in procura la denuncia, al momento contro ignoti e si ipotizza che il pm aprirà un fascicolo per ingiuria aggravata dalla discriminazione etnica.
Anche la sindaca della città, Chiara Appennino, si è espressa sulla vicenda su Facebook: “Il
razzismo non può trovare nessuno spazio e nessuna tolleranza. La Città di Torino è vicina alla ragazza insultata ieri mattina. Mi auguro che le Autorità risalgano presto al responsabile“.
E voi unimamme, che ne pensate? Cosa avreste fatto se foste state presenti sull’autobus? E i vostri figli?
Noi vi lasciamo con la storia di due bambine, simile a questa, dove però una delle due bambine ha dimostrato cosa occorreva fare: non chiudere gli occhi, non guardare altrove.
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