In questi tempi in cui il tema della violenza sulle donne è tornato di grande attualità, a seguito dello scandalo partito da Hollywood e che a macchia d’olio si è esteso anche ad altri settori oltre al mondo dello spettacolo, si cerca anche di inquadrare il fenomeno e studiarlo dal punto di vista sociale.
Chi sono gli uomini che usano violenza sulle donne? Esiste un prototipo di stupratore? Porsi queste domande è necessario per capire il problema, dove e come nasce, per combatterlo.
Domande che si è posto il New York Times, in un reportage in cui ha raccolto i pareri degli esperti e ha riportato i risultati di un sondaggio shock condotto nel 1976.
L’identikit dello stupratore tipo è molto diverso da quello che ci immaginiamo. Non si tratta del bruto sconosciuto, che incontriamo improvvisamente per strada. Non è l’uomo nero delle favole, l’uomo senza volto. Si tratta, invece, di una persona del tutto normale o almeno così sembra, un uomo che possiamo incontrare nella normale vita di tutti giorni. Può essere un conoscente, un collega di lavoro o compagno di università o scuola. Una persona da cui non sempre o quasi mai ci si aspetta una reazione violenta. Spesso purtroppo è anche un familiare o un compagno.
Non ci sono distinzioni di classe sociale, ricchezza, cultura, età o educazione. Lo stupratore può essere chiunque e spesso è chi non ci immaginiamo.
A questa conclusione è giunto un ricercatore in psicologia negli anni ’70, quando realizzò una inchiesta shock per la sua tesi di dottorato. Nel 1976 Samuel D. Smithyman, all’epoca dottorando alla Claremont Graduate University pubblicò un annuncio su un giornale di Los Angeles in cui invitava gli stupratori a chiamarlo ad un numero di telefono per un’intervista anonima. Dopo aver pubblicato l’annuncio con il numero di telefono e gli orari in cui chiamare, Smithyman si sedette davanti al telefono senza troppa convinzione. Non si immaginava che qualcuno potesse chiamarlo per rispondere alle sue domande, nemmeno in anonimato.
Non fu così. Il ricercatore ricevette quasi 200 telefonate, dalle persone più diverse: un programmatore di computer che aveva violentato una specie di fidanzata, un pittore che aveva abusato di un’amica della moglie, un custode che aveva commesso fino a 15 stupri per punire i ricchi di Beverly Hills.
Alla fine dell’esperimento, il ricercatore aveva completato 50 interviste che erano alla base della sua tesi intitolata “Lo stupratore ignoto“. Un lavoro che risultò particolarmente sorprendente perché questi uomini che avevano usato violenza sulle donne, la violenza più spregevole, erano persone ordinarie e dalla provenienza sociale più disparata.
Le conclusioni di Samuel D. Smithyman furono che non si poteva generalizzare o ricorrere a degli stereotipi per individuare degli stupratori.
Del resto, sono molto diverse anche le storie delle donne che hanno denunciato recentemente le aggressioni sessuali subite attraverso la campagna #MeToo.
Se sulla figura dello stupratore non si può generalizzare, tuttavia ci sono delle caratteristiche comuni, che gli scienziati hanno individuato in anni di studi, dall’epoca della ricerca del 1976.
I tratti che accomunano i violentatori non riguardano le caratteristiche demografiche e sociali, come lo status sociale, la razza, l’essere sposati o single; piuttosto riguardano altri elementi, su tutti quello di iniziare presto a commettere aggressioni sessuali.
Un’altra caratteristica comune è che questi uomini solitamente negano di aver commesso uno stupro, ma ammettono solo di aver fatto sesso non consensuale.
Riconoscere questi elementi è un punto di partenza per scoprire e fermare le violenze. Infatti se non si conoscono chi sono gli stupratori, difficilmente si comprende la violenza sessuale, come precisa la psicologa esperta di psicologia della violenza, Sherry Hamby. L’errore metodologico che di solito si fa nei casi di stupro è considerarli questioni che riguardano le donne, mentre non è così, perché sono gli uomini a commettere questi crimini.
Individuare gli stupratori non è facile, perché molti riescono a farla franca. Mentre i detenuti in carcere che hanno commesso stupri spesso rientrano più nella figura del delinquente abituale.
Le ricerche anonime sugli stupratori puri condotte negli anni, anche con sondaggi anonimi nelle università americane (dove il problema degli stupri è drammatico), hanno scoperto che gli uomini che violentano le donne iniziano da giovani, alle scuole superiori o ai primi due anni di università. Secondo i ricercatori questo momento è come il superamento di una soglia con qualcuno che conoscono. In genere rifiutano la stessa idea di stupro o aggressione sessuale. Non si ritengono affatto degli stupratori, ma solo persone che hanno ottenuto sesso non consensuale. Per questo motivo sono stati sottoposti a questionari che per ottenere dichiarazioni sincere hanno evitato il termine stupro o aggressione sessuale. Sorprendentemente per queste persone è praticamente normale ignorare il consenso della donna nel rapporto sessuale. Capita anche che incorrano nell’equivoco di pensare che un “no” equivalga ad un “sì” oppure di ritenere di rispondere ad una provocazione sessuale.
Tra questi stupratori alcuni commettono una o due aggressioni sessuali, poi si fermano. Altri, invece, proseguono e in alcuni casi lo stupro diventa quasi un comportamento abituale. I ricercatori però non sono riusciti ad quantificare questo secondo tipo di stupratori. I ricercatori concordano che la differenza tra stupratori seriali e occasionali non è così chiara.
Tra i fattori che favoriscono le aggressioni sessuali ci sono anche l’alcol, le pressioni della società sull’attività sessuale e una concezione distorta delle donne.
Tra i fattori personali che possono favorire lo stupro ci sono anche il narcisismo e la mancanza di empatia.
Alle volte lo stupro è anche una forma di potere nei confronti delle donne. Comunque, i ricercatori sostengono che i motivi delle aggressioni sessuali sono i più vari.
L’aspetto comunque più sorprendente è che gli stupratori non si considerano quasi mai tali, ammettono solo di aver avuto rapporti sessuali non consensuali. I “mostri” sono gli altri. In genere non pensano di essere loro il problema.
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