Da tempo, e soprattutto dall’introduzione dell’obbligo con il decreto Lorenzin, i vaccini in età pediatrica sono al centro di un aspro dibattito pubblico tra favorevoli e contrari, scettici ed entusiasti. Mentre sedicenti ricercatori e medici non più in attività confondono tanti genitori spaventati con le loro teorie non dimostrate e prive di fondamento scientifico.
Purtroppo quando sono medici, ex medici o studiosi di un qualunque ambito scientifico a fare disinformazione con le teorie infondate sui vaccini che “provocano” l’autismo, la morte in culla SIDS, il diabete dell’infanzia di Tipo 1, la Sindrome del Bambino Scosso e chi più ne ha più ne metta, tanti genitori di bambini che devono essere vaccinati comprensibilmente si allarmano e diventano scettici o dubbiosi, se non addirittura contrari alle vaccinazioni. Mettiamoci anche la sfiducia nelle istituzioni di questi tempi molto alta e, peggio, la tendenza a credere ai complotti e il disastro è fatto: molti genitori rifiutano i vaccini per i propri figli, anche quelli di base che sono sempre stati obbligatori (contro: tetano, difterite, poliomielite, epatite B), per paura di possibili danni.
Nanoparticelle nei vaccini: cosa occorre sapere
Tra le teorie più strampalate sui vaccini, una vera e propria leggenda metropolitana è quella che sostiene che i vaccini contengano nanoparticelle di metalli pesanti estremamente tossiche per l’organismo, nemmeno fossero le miniere della regione tedesca della Ruhr quando erano ancora in attività. Una teoria forte che ha spaventato moltissimi genitori spingendoli a non far vaccinare i propri figli.
Chi sottoporrebbe mai dei bambini piccoli ad una vaccinazione sapendo che questa può mettere in pericolo la loro salute?
A smentire questa pericolosa leggenda metropolitana ci hanno già pensato gli scienziati, quelli veri e seri, con argomentazioni approfondite, motivate e dimostrate, seguendo il metodo scientifico, quello che manca, guarda caso, agli spacciatori di bufale.
Ecco cosa hanno detto gli scienziati.
I vaccini contengono nanoparticelle? Sì, ma sono in quantità talmente infinitesimale da non avere alcun effetto sul nostro organismo né su quello dei bambini. Le stesse nanoparticelle si trovano anche in altri farmaci iniettabili e senza alcuna conseguenza.
A smontare la teoria delle nanoparticelle pericolose nei vaccini ci ha pensato uno studio francese: “Recherche de particules et éléments dans des vaccins et autres produits de santé injectables – Etude comparative”. Ricerca di particelle ed elementi nei vaccini e in altri prodotti per la salute iniettabili. Uno studio comparativo. Condotto e pubblicato da ANSM (Agence Nationale de Sécurité du Médicament et des Produits de Santé), l’agenzia nazionale del governo francese sul farmaco. Lo studio è del 2016 e per analizzare le nanoparticelle è stato impiegato il microscopio elettronico.
I ricercatori francesi hanno dimostrato che i vaccini non sono contaminati, ma hanno lo stesso minimo numero di nanoparticelle contenute anche nel Tenormin, un farmaco iniettabile contro l’ipertensione, e nella soluzione fisiologica iniettabile. Il farmaco e la fisiologica che sono stati usati come “controllo negativo” per i vaccini, ovvero, se così si può dire, come campione di paragone.
Lo studio poi ha confermato che la quantità di queste particelle presenti nei vaccini (così come nel Tenormin e nella soluzione fisiologica) è bassissima e in nessun modo nociva.
Inoltre, alcuni recenti studi hanno dimostrato che anche nel sangue delle persone perfettamente sane sono presenti centinaia di particelle di metalli pesanti per millilitro, senza che questo crei alcun disturbo.
Pertanto, “la presenza in tutti i medicinali di quantità infinitesimali di queste nanoparticelle è del tutto innocua”, è la conclusione dello studio.
Quando viene iniettato ad “un paziente un qualsiasi farmaco, vaccino o non vaccino, le nanoparticelle si diluiscono nel sangue, senza pericoli, insieme alle tante altre già presenti all’interno del nostro corpo per il fatto stesso di respirare, mangiare e bere in un pianeta strapieno di esse“.
Le conclusioni dello studio francese sono state spiegate dal prof. Roberto Burioni in un post su Facebook.
Sulla questione delle nanoparticelle nei vaccini era intervenuto lo scorso luglio anche Guido Silvestri, Professore Ordinario e Vice-Direttore del Dipartimento di Patologia Generale alla School of Medicine della Emory University di Atlanta (Georgia), con un post sulla pagina Facebook oggi chiamata “Silvestri&Cossarizza“, gestita con il collega Andrea Cossarizza, professore all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
Citando sempre lo studio francese, insieme ad uno indipendente (laboratorio del Prof. Alvarez a l’Hôpital Raymond Poincaré à Garches), Silvestri ha fatto notare che entrambi gli studi hanno usato metodiche quantitative, a differenza di quelli che sostengono la presenza di rilevanti nanoparticelle di metalli pesanti nei vaccini, che non essendo quantitativi non hanno controlli.
Queste metodiche quantitative “hanno permesso di evidenziare nei vaccini testati solamente tracce, ovvero dosi estremamente basse di metalli. Queste tracce non solo sono assolutamente NON TOSSICHE, ma sono state trovate anche nella soluzione fisiologica o altri farmaci per uso iniettabile (come indicato nello studio ANSM, ndr)”. Silvestri ha spiegato che “queste tracce di metalli sono dovute a semplice CONTAMINAZIONE AMBIENTALE, e di conseguenza, non c’è nessuna ragione scientifica per sostenere l’ipotesi della tossicità dei vaccini basandosi su questi dati“.
Ancora qualche giorno prima, sempre Silvestri aveva spiegato perché certi studi sulle nanoparticelle di metalli pesanti nei vaccini non avessero alcun valore. La questione sta nel fatto che questi studi sono fatti “SENZA CONTROLLI”.
“Perché in realtà – continua Silvestri – uno potrebbe sostenere che anche UNA SOLA nanoparticella tossica in 20 microlitri è già troppo. Ed è su questo punto che bisogna capirsi. Perché ci può stare che uno faccia questa affermazione – e sarebbe una affermazione degna di attenzione.
Ma per farla in modo scientifico si deve:
- dimostrare che quella nanoparticella tossica non viene dallo strumento (e quindi ripetere l’esperimento con un altro apparato in un altro laboratorio).
- dimostrare che quella nanoparticella tossica non viene dal filtro o dalla siringa o altri materiali a perdere.
- dimostrare che quella nanoparticella tossica non deriva da contaminazione ambientale (quindi usando tutti gli opportuni “bianchi”).
- dimostrare che quella nanoparticella tossica è presente SOLO nei vaccini e non è presente in preparati che vengono usati ogni giorno per iniezioni nell’uomo, tipo soluzioni fisiologiche o glucosate, farmaci per uso endovenoso, TPN, emoderivati etc etc (ed usando sempre le stesse procedure sperimentali)”.
“È per questo che, in assenza di questi controlli elementari” – conclude Silvestri – gli “studiosi” che sostengono la tossicità delle nanoparticelle nei vaccini “non fanno scienza, ma solo pseudo-scienza. E chi dice il contrario non capisce un tubo di queste cose, perché SENZA CONTROLLI NON SI FA SCIENZA“.
Chiaro e definitivo. Giusto uninamme?
Vi ricordiamo il nostro articolo: In arrivo un nuovo vaccino efficace contro 4 tumori.
Roberta Villa e gli studi sui vaccini