Una mamma e un papà aspettano per nove mesi il momento in cui il loro bambino nascerà: la donna lo sente crescere, muoversi, ci si immagina quando dirà le sue prime parole, quando metterà il primo dentino o quando lo si accompagnerà al primo giorno d’asilo. Per una coppia che sta per diventare genitore il futuro è pieno di sole: non ci si aspetta nulla di brutto, si pensa che il giorno del parto sarà un po’ come quello che si vede nei film. Si romperanno le acque, partiranno subito le contrazioni, la corsa in ospedale e dopo qualche momento anche comico il bambino nascerà tra le felicità generale. Nessuno – primo perché non te lo dicono – ritiene che proprio a lui possa accadere qualcosa. Eppure per una coppia di Canicattì, in provincia di Agrigento, quello che doveva essere il giorno più bello della vita si è trasformato in un incubo.
Il loro piccolo è nato il 18 agosto 2005 e una giornata di mezza estate non li ha abbracciati con il calore del sole, ma con il più gelido degli inverni, nonostante forse l’afa e le belle giornate: il bambino ha infatti riportato dei gravi danni cerebrali durante il momento del parto e la sua vita non sarà mai più quella che sarebbe potuta essere.
Per questo la famiglia – tramite i suoi avvocati Giuseppe Zucchetto e Luciano Schillaci – ha fatto causa all’Azienda sanitaria provinciale di Agrigento per grave condotta “negligente, imprudente ed imperita” del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Canicattì.
I tecnici nominati dal Giudice hanno stabilito che il danno celebrale non si sarebbe potuto evitare del tutto, ma almeno limitare del 50%, visto che il bambino aveva il cordone ombelicale attorno al collo.
La sentenza ha disposto che la famiglia avrà un risarcimento di 865mila euro e il bambino una rendita di 677 euro al mese a partire dal 2023, cioè quando compirà 18 anni, fino alla fine della sua vita.
Inoltre, l’Azienda sanitaria dovrà pagare anche le parcelle degli avvocati della difesa.
Una sentenza che non ridarà al piccolo e alla sua famiglia una vita normale, ma almeno non si sentiranno abbandonati, come invece accade a tante persone con un figlio disabile.
E voi unimamme cosa ne pensate?
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